Le donne, molto spesso, hanno carriere discontinue a causa del lavoro di cura nei confronti della famiglia e dei figli in particolare. Proprio per questo in alcuni casi, non riescono a versare moltissimi anni di contributi. Ci sono, poi, quelle donne che decidono di dedicarsi interamente a casa e famiglia, le casalinghe, e contributi proprio non ne versano. In questo caso possono contare sul Fondo casalinghe dell’INPS, se vi versano contributi volontari possono avere diritto alla pensione già a partire dai 57 anni. Per la pensione donna dal 2022 al 2023, però, potrebbero esserci dei cambiamenti.
Potremmo dover dire addio all’opzione donna
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Una delle misure che è risultata più importanti per le donne nell’ultimo ventennio è sicuramente il regime sperimentale. Si tratta dell’Opzione Donna inserita dalla riforma Maroni del 2004 e rinnovata, di anno in anno, fino al 2022.
Questa misura permette alle donne di andare in pensione a 58 anni se dipendenti e a 59 anni se autonome, a patto di aver versato almeno 35 anni di contributi. La proroga attualmente in vigore richiede di aver raggiunto requisito anagrafico e contributivo entro il 31 dicembre 2021. Se la misura non verrà prorogata nella prossima Legge di Bilancio, verrà meno questo importante canale di uscita per le donne lavoratrici.
Pensione anticipata, nessun cambiamento nel 2023
Una delle poche misure strutturali che prevede un requisiti di accesso diverso per uomini e donne è la pensione anticipata ordinaria. Per gli uomini la misura richiede 42 anni e 10 mesi di contributi, per le donne, invece, 41 anni e 10 mesi. Questa differenza di 1 anno nei requisiti di accesso dovrebbe essere mantenuta fino al 2026.
Fino al 31 dicembre 2026, infatti, i requisiti di accesso alla pensione anticipata ordinaria sono congelati. Questo significa che non sono soggetti neanche ad adeguamento all’aspettativa di vita ISTAT. In questo caso, con o senza riforma, nulla cambia dal 2022 al 2023.
Pensione donna dal 2022 al 2023, cosa potrebbe cambiare con il nuovo anno
Altre due misure che prevedono requisiti di accesso diverso alla pensione per uomini e donne sono la misura di vecchiaia anticipata per invalidi e l’indennizzo commercianti. La prima misura, volta solo agli invalidi con almeno l’80% di invalidità, richiede 20 anni di contributi e 56 anni di età per le donne e 61 anni per gli uomini. Si tratta di una misura strutturale che non dovrebbe subire cambiamenti neanche nei prossimi anni.
Stesso discorso vale per l’INDCOM, uno scivolo pensionistico per chi cessa l’attività commerciale. Anche in questo caso, il 2023 non dovrebbe portare cambiamenti e lasciare i requisiti invariati. Anche il prossimo anno, quindi, si potrà continuare ad accedere a 56 anni per le donne e 61 anni per gli uomini. A patto di chiudere definitivamente l’attività commerciale e aver versato almeno 5 anni di contributi.
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