Pensione di vecchiaia 2022-2023, 4 vie a confronto, alcune agevolate

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È senza dubbio la misura pensionistica principale del sistema italiano e parliamo della pensione di vecchiaia. Una misura che prevede la cosiddetta età pensionabile. In Italia fino al 2026 è fissata a 67 anni questa età. In termini pratici tutti possono uscire a 67 anni di età una volta raggiunta la soglia contributiva minima prevista, a meno che non abbiano requisiti diversi che garantiscono uscite anticipate. Ma anche se servono sempre 67 anni di età, vi sono vie diverse che permettono di accedere ad un trattamento, sia previdenziale che assistenziale.

Pensione a 67 anni, quando è possibile e come

Insieme alla pensione anticipata, la pensione di vecchiaia è il pilastro del sistema. La misura manda in pensione i cittadini nel momento in cui ai 67 anni di età si può collegare la carriera contributiva necessaria. La pensione di vecchiaia 2022-2023 si centra con 67 anni di età e con 20 anni di contributi versati. I contributi sono quelli a qualsiasi titolo versati e quindi valgono anche i figurativi. Da anni ormai non esistono più quelle differenze di genere che esistevano in passato e che permettevano alle donne di andare in pensione ad una età più bassa rispetto agli uomini. Tutti uguali quindi per la pensione di vecchiaia ordinaria.

Pensione di vecchiaia 2022-2023, 4 vie a confronto, alcune agevolate

Si chiama sempre pensione di vecchiaia, ma è collegata a delle problematiche fisiche che non consentono ad un lavoratore di proseguire con l’attività lavorativa oltre una determinata età. Si esce dal lavoro a 61 anni e a 56 anni di età, rispettivamente per uomini e donne con finestra, in entrambi i casi, di 12 mesi. Parliamo della pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile. L’INPS riconosce agli interessati privi della capacità di proseguire con l’attività che svolgono quotidianamente, un trattamento pensionistico di maggior favore. Con 20 anni di contributi versati si può uscire pure a 64 anni. Ma serve una pensione da 2,8 volte l’assegno sociale almeno. E serve anche che il primo contributo versato sia successivo alla data del 31 dicembre 1995. Si chiama anticipata contributiva ma come requisiti si accosta più alla pensione di vecchiaia dal momento che servono solo 20 anni di contributi versati.

Le misure di vecchiaia con pochi contributi

Senza 20 anni di contributi versati la pensione di vecchiaia non è impossibile e si può prendere con diverse vie. Ci sono le tre deroghe Amato per le quali bastano, 67 anni di età e solo 15 anni di contributi versati. Si può scegliere poi l’opzione contributiva che prende il nome da chi l’ha istituita, cioè Lamberto Dini. Anche in questo caso 67+15 è la combinazione. Se non ci sono contributi a sufficienza però, l’età inevitabilmente sale. Per chi è privo di contributi al 31 dicembre 1995, e non arriva a 20 anni, la pensione di vecchiaia slitta a 71 anni di età. E bastano 5 anni di contributi versati. A 67 anni invece, se le condizioni reddituali lo consentono, via libera all’assegno sociale. Misura INPS che è un unicum dal momento che non prevede nessun contributo versato.

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