La pensione di reversibilità per molte famiglie è assai importante nel momento in cui la perdita di un proprio caro incide anche sul reddito della famiglia. In questo aspetto interviene la prestazione INPS, o quella parte di pensione che l’Istituto previdenziale eroga a determinati superstiti di un pensionato. Anche se quando si parla di reversibilità in genere sembra il coniuge di un defunto il soggetto interessato, non è propriamente così. Perché anche i figli eventualmente possono ricevere questo beneficio. Non tutti i figli, però, perché solo al rispetto di determinate condizioni anche i figli possono ricevere questa pensione dall’INPS.
Pensione di reversibilità ai figli e ai nipoti che hanno questi requisiti
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La pensione di reversibilità può riguardare pure i figli minorenni. A loro infatti può essere assegnata una parte della pensione di reversibilità. Un diritto che è in capo a tutti i figli, anche adottivi. E poi, diritto alla reversibilità anche per i maggiorenni se inabili al lavoro. Sempre per over 18, se studenti di scuola superiore, la reversibilità può spettare fino ai 21 anni di età non compiuti o se studenti universitari, fino ai 26 anni di età. Fino a 21 anni la reversibilità spetta ai figli anche se questi ultimi sono impiegati in corsi professionali.
Anche la Consulta ha trattato l’argomento
Recentemente la Corte Costituzionale con una sentenza (la numero 88/2022) ha esteso la possibilità di beneficiare della pensione di reversibilità pure ai nipoti. Questo però a condizione che questi ultimi si trovino, se minorenni, nelle medesime condizioni prima citate per i figli under 18. E non è necessaria la convivenza tra defunto e nipote alla data del decesso del primo. Pertanto, si è esteso il diritto a beneficiare della pensione di reversibilità ai figli e ai nipoti con questi requisiti.
La pensione di reversibilità ai figli, quando come e perché
Per i nipoti maggiorenni, invece, serve che siano inabili al lavoro e soprattutto orfani. La Consulta ha anche determinato un cambio di orientamento per quanto riguarda il concetto di persona a carico. In genere, per poter godere di prestazioni come quelle della reversibilità o per godere di qualsiasi altra prestazione assistenziale, il soggetto beneficiario deve essere a carico fiscale del defunto alla data del decesso. Una cosa del genere, per esempio, si materializza per il reddito di cittadinanza, oppure quando è il caso di prestazioni per gli invalidi e per la Legge 104 o per le agevolazioni sulle dichiarazioni di successione. Per i giudici costituzionalisti, invece, il carico non è quello fiscale, ma quello reale, nel senso che se è dimostrato che il sostentamento di un nipote era compito del nonno, pensionato e poi defunto, la reversibilità può spettare. Ed anche la Cassazione ha confermato questo genere di orientamento.
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