Le regole generali del sistema previdenziale italiano sono basate sul calcolo contributivo della prestazione. Dal 1996 con la riforma Dini, il sistema contributivo è diventato il sistema fisso di calcolo delle pensioni. Oggi il calcolo dell’assegno è fatto tutto col sistema contributivo per diverse persone. E poi c’è chi questo calcolo lo sceglie, barattandolo con uno sconto sull’età di uscita dal mondo del lavoro. È vero però che ancora oggi c’è chi ha diritto al calcolo misto. Lo hanno coloro che escono con 42,10 anni di contributi, ma anche con la Quota 41. E la nuova versione di questa misura, che molti vorrebbero estesa a tutti, potrebbe partire proprio dal calcolo contributivo.
Pensione calcolata con il contributivo con 41 anni di contributi
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Introdurre nel sistema la Quota 41 per tutti è una delle principali proposte di riforma del sistema pensioni nostrano. L’unica via per permettere alla Quota 41 di affiancare la pensione anticipata ordinaria e non sostituirla è quella di dotarla di regole di calcolo diverse. La pensione anticipata resterebbe con un calcolo misto della prestazione. Quota 41 per tutti invece diventerebbe una prestazione contributiva. In questo modo un lavoratore potrebbe scegliere di continuare a lavorare per circa due anni non subendo il taglio di assegno previsto dalla Quota 41.
La pensione contributiva o mista a scelta del lavoratore
Non c’è una misura di pensionamento flessibile che non preveda un sacrificio del contribuente sull’altare di qualche anno di anticipo per la pensione. Quota 41 neutra da penalizzazioni, non sarebbe una misura flessibile, perché diventerebbe in poco tempo la principale misura di uscita dei lavoratori. Soppianterebbe di colpo tutte le altre anticipate. Scegliere di uscire a 41 anni di contributi, perdendo poche decine di euro al mese rispetto a uscire con 42,10 anni di contributi e dopo quasi due anni di lavoro in più sarebbe l’opzione scelta dal 99% dei lavoratori.
Taglio con contributivo o taglio lineare
Le vie sarebbero quindi quelle delle penalizzazioni. Innanzitutto con una pensione calcolata con il contributivo. Chi ha oggi 41 anni di contributi o chi li completerà nel 2023, è probabile che abbia più di 18 anni di contributi versati prima del 1996. E questo significa che per chi scegli Quota 41 perde il diritto al calcolo retributivo fino al 2012. Autentico salasso quindi, con una pensione tagliata tra il 20 e il 35% almeno. Ancora peggio delle lavoratrici che escono con l’Opzione donna. Pensione calcolata con il contributivo come soluzione quindi, ma una via alternativa al calcolo contributivo della prestazione è il taglio lineare.
Fissando la soglia ad una determinata età, che poi non potrebbe che essere a 67 anni come età pensionabile vuole, si potrebbe tagliare l’assegno del 2, 2,5 o 3% per ogni anno di pensione prima dei 67 anni. Uscire con 41 anni di contributi versati a 60 anni, taglierebbe l’assegno tra il 14 ed il 21%. Per esempio, un lavoratore con carriera iniziata a 19 anni e proseguita senza soluzione di continuità fino a 60 anni, potrebbe uscire subito dal lavoro, subendo un taglio tra 140 e 210 euro ogni 1.000 euro di pensione spettante. Oppure potrebbe resistere al lavoro altri 22 mesi prendendo la pensione piena con l’aggiunta di altri due anni di contributi circa. Questa è la via per poter parlare di flessibilità.
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