Si inizia seriamente a parlare di riforma delle pensioni. Infatti con l’approssimarsi dell’ormai imminente tornata elettorale del 25 settembre, quando gli italiani saranno chiamati a cambiare guida, anche le pensioni potrebbero subire una sorta di restyling. È anche vero però che allo stato attuale delle cose approvare una riforma delle pensioni degna di questo nome appare esercizio azzardato. E questo nonostante i programmi elettorali dei partiti, che hanno numerose proposte e numerose nuove misure in cantiere. Pare assai probabile che almeno inizialmente, nel 2023, più che proseguire con alcune misure sperimentali non si potrà.
Pensione anticipata 2023 con queste misure confermate e forse rivisitate
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Portare modifiche sostanziali al sistema pensionistico in così poco tempo è piuttosto difficile. Molto più facile prorogare alcune misure che stanno per scadere e che potrebbero far comodo. In pratica, si andrebbe ad operare come in una specie di fase transitoria, in vista di un discorso più profondo sulle pensioni da avviare ad esecutivo insediato. Le ipotesi più attendibili sono quelle che parlano di pensione anticipata 2023 che parte ancora dall’APE sociale come canale di uscita preferenziale per gli italiani. La misura infatti, prorogata anno dopo anno, arriverà fino al 31 dicembre 2022. Da gennaio scorso la platea di lavoratori alle prese con attività gravose è stata nettamente implementata. E qualche altra novità, magari l’ennesima estensione di platea, potrebbe fare capolino nel 2023.
Uscire dal lavoro nel 2023, quali possibilità resteranno
Dovrebbe restare in piedi la possibilità di uscire dal lavoro con 63 anni di età e con 30 anni di contributi versati. In pensione prima nel 2023 resterà quindi una delle possibilità, proprio grazie alla conferma dell’APE sociale. Ma questo solo per disoccupati, invalidi e con invalidi a carico. Ciò che potrebbe essere ritoccato è una ulteriore estensione dei lavori gravosi a cui concedere l’anticipo. Altre limature alla misura potrebbero riguardare i tanti vincoli che presenta. Basti pensare alla non reversibilità della prestazione. Oppure alla non applicabilità delle maggiorazioni sociali o dell’integrazione al trattamento minimo. Per non parlare del fatto che unica nel suo genere, l’APE sociale non prevede la tredicesima. Ritoccare questi vincoli potrebbe essere una delle soluzioni prima di rendere di fatto strutturale la misura come molti chiedono.
Dalla pensione anticipata a 64 anni per tutti ad Opzione donna
Anche Opzione donna potrebbe restare nel sistema anche per il 2023 se non addirittura per sempre visto che molte lavoratrici lo chiedono. Per il 2023 potrebbe trovare applicazione l’estensione di 12 mesi per la fruizione dell’anticipo con il regime contributivo donna. In pratica in pensione a 58 o 59 anni le lavoratrici che completano queste età e 35 anni di contributi entro il 31 dicembre prossimo. La Quota 102 che scade il 31 dicembre 2022 potrebbe invece essere definitivamente accantonata. E con essa addio alle pensioni per quotisti iniziate con la Quota 100. Anche perché a 64 anni di età come per la Quota 102 (ma con 38 anni di contributi), possono uscire i contributivi puri con la loro anticipata.
Per lavoratori privi di contributi antecedenti il primo gennaio 1996, esiste la pensione anticipata contributiva a 64 anni di età e 20 anni di contributi. Estendere la possibilità anche ai retributivi, ma con calcolo contributivo della prestazione obbligatorio, potrebbe essere la via alternativa alla Quota 102 nel 2023.
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