Pensione a 62 anni nel 2023 con pochi anni di contributi anche per non invalidi

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Andare in pensione a 62 anni è il sogno di quasi tutti i lavoratori. Non si è troppo vecchi per godersi il riposo ma non si è neanche abbastanza giovani per continuare a lavorare volentieri. Si tratta di quell’età in cui il peso di anni e anni di lavoro inizia a farsi sentire e la voglia di smettere ha la prevalenza. Ma non sempre è possibile, poco dopo i 60 anni, trovare un modo per accedere alla quiescenza. Andare in pensione a 62 anni nel 2023 con pochi anni di contributi però è possibile. Esistono, infatti, due misure, una per la generalità dei lavoratori ed una solo per gli invalidi.

La misura per gli invalidi è di vecchiaia

Andare in pensione a 62 anni con 20 anni di contributi per chi ha un’invalidità dell’80% o superiore è possibile. Ma solo se si lavora nel settore privato. Si tratta della pensione di vecchiaia anticipata con requisiti ridotti per gli invalidi. Richiede 56 anni per le donne e 61 anni per gli uomini, unitamente ad almeno 20 anni di contributi versati.

La misura, poi, prevede una finestra di 12 mesi per la decorrenza del trattamento e, di fatto, permette l’accesso effettivo:

  • a 57 anni per le donne;
  • a 62 anni per gli uomini.

La misura, essendo strutturale, resta in vigore anche per il prossimo anno. Indipendentemente dagli interventi dell’esecutivo.

Pensione a 62 anni nel 2023 con 20 anni di contributi

Ma anche per chi non è invalido c’è la possibilità, che resta anche nel 2023, di andare in pensione a 62 anni con 20 anni di contributi. In questo caso, però, non si tratta di una pensione erogata dall’INPS, quanto di uno scivolo per chi risponde a determinati requisiti.

È necessario essere titolari di un fondo pensione integrativo in cui siano stati versati almeno 5 anni di contributi. E saranno proprio i contributi versati nel fondo previdenziale a garantire la rendita negli anni che separano dal compimento dei 67 anni. L’accesso a 62 anni, in ogni caso, è permesso a chi è ancora in servizio ma prima di presentare richiesta deve lasciare il posto di lavoro. Si deve, quindi, essere disoccupati per accedere alla RITA, la misura che permette questa uscita.

Per chi, invece, è disoccupato da lungo corso (almeno 24 mesi) la possibilità di accesso c’è a 57 anni. Con gli stessi requisiti di 20 anni di contributi nell’AGO e almeno 5 nel fondo complementare. Questa tipologia di anticipo, come detto, non è erogata dall’INPS, ma dallo stesso fondo complementare. E la domanda di pensione, quindi, andrà inoltrata a quest’ultimo.

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