Molti lavoratori e contribuenti sono alla finestra in attesa che il Governo produca, come prassi, il classico pacchetto pensioni della Legge di Bilancio. Perché si attendono novità sulle pensioni, anche se forse molti resteranno delusi per via della piega che sta prendendo la manovra di fine anno per il capitolo previdenziale. Chi attendeva la Quota 41 per tutti per esempio, dovrà posticipare l’attesa agli anni successivi, perché nel 2024 la misura non potrà vedere i natali. Pensione a 61 anni anche oltre i 1.500 euro al mese? Vediamo di cosa si tratta.
Ma c’è chi attende la proroga dell’APE sociale perché vorrebbe lasciare il lavoro a 63 anni di età l’anno prossimo. C’è chi invece attende la conferma della pensione a 62 anni di età con 41 anni di contributi della Quota 103. Ma ci sono anche le donne che vorrebbero conferme con correttivi per Opzione Donna. Ci sono misure però che anche nel 2024 funzioneranno e permetteranno il pensionamento a prescindere dall’operato dell’Esecutivo. Ed una di queste è la pensione a 56 o 61 anni di età con l’invalidità specifica.
Pensione a 61 anni anche oltre i 1.500 euro al mese, basta la certificazione e l’INPS riconosce la prestazione
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Una misura che pochi considerano permette di andare in pensione ai lavoratori che si trovano con almeno 56 anni di età per le donne e 61 anni di età per gli uomini. E per tutti, con solo 20 anni di contributi versati. La misura si chiama pensione di vecchiaia anticipata con invalidità pensionabile. E questa misura potrà essere sfruttata anche nel 2024. Quindi, per i nati nel 1963 se uomini, o addirittura per le donne nate nel 1968, il 2024 potrebbe essere l’anno giusto. La misura però necessita di un requisito aggiuntivo rispetto ai classici requisiti anagrafici e contributivi. Parlando di invalidità infatti bisogna sapere che la misura guarda all’invalidità pensionabile e non a quella civile. E molto cambia tra le due disabilità.
Vanno nel 2024 i nati nel 1963 e nel 1968, ma come?
L’invalidità civile altro non è che la riduzione della capacità lavorativa generica in cui un contribuente può finire per via di patologie fisiche o psichiche. La riconosce la commissione medica invalidi civili delle ASL. L’invalidità pensionabile invece è quella specifica per le mansioni lavorative che un contribuente svolge nella sua vita. Si tratta quindi della riduzione della capacità lavorativa per via di menomazioni fisiche o psichiche, ma solo per la tipologia di lavoro che il diretto interessato svolge. In questo caso è la commissione medica dell’INPS a rilasciare la certificazione di invalidità specifica che serve al contribuente anche per richiedere la pensione a 61 anni (56 per le donne).
Bisogna sempre passare dal certificato medico introduttivo del medico di famiglia. Il certificato è telematico e il medico di base lo redige e invia on line in piattaforma. Con la copia dell’avvenuta trasmissione e con la copia del certificato, il lavoratore deve poi presentare, tramite Patronato o con le credenziali SPID, CIE o CNS, la domanda di invalidità all’INPS. Si tratta di una prestazione che decorre dopo 12 mesi per via del meccanismo a finestra. Ed è una misura priva di limitazioni e penalizzazioni. Infatti rispetto all’APE sociale per gli invalidi, la pensione con questa misura può superare anche i 1.500 euro al mese. E rispetto all’Opzione Donna per le invalide, non prevede il ricalcolo contributivo della prestazione.