Pensione a 60 anni nel 2023 un vantaggio per tutti

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Andare in pensione prima è ciò che tutti i lavoratori vorrebbero che il governo inserisse nella prossima Legge di Bilancio. A maggior ragione adesso che, dopo le elezioni di ieri 25 settembre, sembra che un governo posso davvero nascere. Senza addentrarsi nelle problematiche politiche che sono sempre assai volubili e assai mutabili, se è vero che il centrodestra unito ha vinto le elezioni è facile che un governo possa vedere i natali in pochi giorni. In queste condizioni mettere le mani alla previdenza non è difficile, visto che entro fine anno va licenziata la nuova Legge di Bilancio. E proprio nel pacchetto pensioni della manovra finanziaria che il governo potrebbe inserire buone nuove sulle pensioni.

Le pensioni del 2023, ecco come potrebbero cambiare

Le proposte fin qui arrivate, e di cui si è sentito parlare durante questa accesa campagna elettorale sono state sempre le stesse dal punto di vista pensionistico. Quota 41 per tutti e la pensione flessibile a partire dai 62 anni di età sono le due misure che per molti dovevano essere inserite nel sistema. Misure utili per superare definitivamente la riforma Fornero. Due misure su cui si è detto tutto e il contrario di tutto, soprattutto dal punto di vista dell’elevato costo per le casse dello Stato. In pratica, quota 41 e la pensione flessibile a partire da 62 anni di età sembra che costino troppo per le casse dello Stato, casse che in materia previdenziale sono piuttosto derelitte.

Pensione a 60 anni nel 2023 un vantaggio per tutti

Separare assistenza e previdenza potrebbe già essere una soluzione che permette all’INPS di rendere più sostenibile l’inserimento di misure previdenziali ad hoc che consentano un’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Effettivamente è su questo che l’INPS paga dazio dal momento che nella spesa previdenziale che dovrebbe riguardare soltanto le pensioni contributive, entrano anche le misure assistenziali. E sono misure che producono un inevitabile costo aggiuntivo per le casse dell’Istituto previdenziale. Separare assistenza previdenza significa ridurre la spesa dell’INPS a tal punto da rendere possibili misure di pensionamento anticipato addirittura prima di 62 anni citati. Tra l’altro approfondendo l’argomento si può evidenziare come permettere l’uscita a 60 anni ai lavoratori, potrebbe produrre un discreto guadagno per le case dell’INPS e non soltanto una perdita.

Ecco i vantaggi per lavoratori e aziende

La pensione a 60 anni sarebbe un toccasana per i lavoratori. Uscire a 60 anni sarebbe una panacea a tutti i mali del sistema che oggi ha nell’età pensionabile troppo elevata un problema serio. Inoltre, considerando una misura del genere alla pari di quelle in vigore, per le aziende sarebbe un’opportunità di ricambio generazionale non certo da sottovalutare. Infatti consentirebbe loro di sostituire più facilmente vecchi addetti con giovani lavoratori più propensi alle nuove tecnologie. I lavoratori più vecchi costano di più all’azienda rispetto ad uno giovane. Inoltre, riqualificare i vecchi lavoratori alle nuove tecnologie costa. Quindi, ipotizzando una pensione a 60 anni nel 2023, parlare di vantaggio per tutti non è una esagerazione. Perché si toglierebbero molti giovani dalla disoccupazione o dal reddito di cittadinanza. In pratica, passerebbero dall’essere un peso per le casse statali, ad essere produttivi dal punto di vista dei contributi.

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