Mentre in Italia pochi giorni fa il Governo ha deliberato dei fondi una tantum per i possessori di Partita Iva, vediamo cosa è successo in altri Stati.
Cosa pensa il possessore della Partita Iva, meglio il sussidio inglese o quello italiano?
Cosa è stato deciso nel Regno Unito
Indice dei contenuti
Il Governo ha scelto di riconoscere a lavoratori autonomi e società di persone un rimborso dell’80% delle perdite ma non oltre 2800 euro al mese. Lo indichiamo in euro per meglio far notare la differenza senza dover fare il cambio valuta con la sterlina britannica. Questo ricco sostegno verrà percepito per i mesi di aprile, maggio e giugno e arriverà in una unica soluzione nell’ultimo mese prima indicato.
Chi potrà chiedere il sussidio
Sono circa 3,8 milioni i professionisti che possono accedere alla misura, parliamo del 95% dell’intera platea. Il Governo inglese ha messo come paletto un guadagno fino a 56mila euro. Metà del reddito deve venire da lavoro autonomo riferito alla dichiarazione dei redditi del 2018/2019. I ritardatari che non hanno depositato la dichiarazione dei redditi dello scorso anno, hanno 4 settimane per farlo e non perdere il sussidio.
Restano fuori dall’una tantum 1,2 milioni di professionisti compresi coloro che sono neo lavoratori con Partita iva da aprile 2019. Quest’ultimi hanno la possibilità di accedere ad altre forme di sostegno.
Tanti soldi ma si pagano le tasse
Rispetto a quanto avviene in Italia, questi importi che i professionisti riceveranno dovranno pagare le tasse inserendo i tanti soldi nella dichiarazione dei redditi del 2022. Inoltre il governo inglese ha rinviato di sei mesi le scadenze fiscali. Dopo aver illustrato le misure britanniche cosa penseranno i possessori di Partita Iva, meglio il sussidio inglese o quello italiano?
Possono lavorare e prendere il sussidio
In Inghilterra i lavoratori autonomi guadagnano tanti soldi e sono fortunati perché potranno continuare a lavorare senza perdere il beneficio trimestrale.