Quando si stipula un contratto di lavoro nascono, per il datore e il dipendente, una serie di diritti e doveri. Il dipendente è obbligato a prestare la propria attività lavorativa, nei modi, nelle forme e con gli orari pattuiti con il datore. È anche obbligato a rispettare le indicazioni del capo che ne organizza e indirizza il lavoro. Il dipendente ha anche il dover di comportarsi in maniera corretta nei confronti dal datore di lavoro, altrimenti può venire meno il rapporto di fiducia tra loro. Se viene meno il rapporto di fiducia il datore può licenziare in tronco il suo dipendente.
Allo stesso modo, il datore di lavoro ha una serie di obblighi verso il dipendente. E se non li rispetta, in alcuni casi, pagherà con la reclusione e con una multa consistente. Il datore di lavoro deve pagare al dipendente lo stipendio pattuito a fine mese. Concedergli le ferie, il giorno di riposo settimanale e le tutele previdenziali previste dalla legge. Non solo, il datore deve anche assicurarsi che i suoi dipendenti lavorino in un ambiente sicuro. Sicuro sia dal punto di vista della loro integrità fisica che anche mentale e morale.
La sicurezza
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Riguardo l’integrità mentale, la Cassazione ha ritenuto che pagherà con la reclusione fino a 6 anni e 6 mesi il datore di lavoro che perseguiti il dipendente. Si tratta del famoso mobbing. Il datore risponde per mobbing, e quindi per atti persecutori, sia che sia lui in prima persona a compierlo, sia che siano altri dipendenti. Infatti, il capo ha la responsabilità di garantire la sicurezza dell’ambiente di lavoro anche per comportamenti di terzi.
Riguardo, invece, alla tutela dell’integrità fisica abbiamo l’articolo 2087 del codice civile. Questa norma prevede che l’imprenditore deve tutelare la salute dei suoi dipendenti. E deve farlo adottando tutte le misure necessarie, in base alle particolarità del lavoro, all’esperienza e alla tecnica. Oltre a questo, il Decreto Legislativo 81/2008 prevede tutta una serie di misura di sicurezza che il datore di lavoro è obbligato ad applicare. Se il capo non assicura un ambiente di lavoro sicuro per la salute dei suoi dipendenti rischia grosso.
Pagherà con la reclusione di 3 anni, una multa di 2.000 euro e un pensante risarcimento dei danni il datore di lavoro che ha questo comportamento
Infatti, non rischia solo la reclusone fino a 3 anni e una multa di 2.000 euro ma anche, di pagare un grosso risarcimento dei danni al proprio dipendente. Il codice penale punisce severamente il datore di lavoro che causi lesioni colpose ai propri dipendenti. Questo quando violi le leggi riguardanti la sicurezza sul lavoro. Non solo, la Corte di Cassazione, con la sentenza 20823/2022 ha chiarito un aspetto importante riguardo il risarcimento per malattia o infortunio sul lavoro.
I giudici hanno spiegato che se il dipendente si ammala o si infortuna sul lavoro può chiedere al giudice il risarcimento del danno. Secondo la Cassazione la responsabilità del datore di lavoro, per ambiente di lavoro non sicuro, si presume. Questo significa che per ottenere il risarcimento al dipendente basterà chiederlo al giudice. Mentre sarà il datore, per evitare di pagare il risarcimento, a dover dimostrare nel processo che l’ambiente di lavoro era sicuro. E dunque, che la malattia del dipendente è da attribuire ad altre cause.
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