Pagherà con 2.065 euro di multa, 3 anni di reclusione e il risarcimento chi viola questa regola del codice penale

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L’utilizzo degli smartphone e di internet è, oggi, sempre più diffuso. Sempre più persone ogni giorno utilizzano il telefono per lavorare, svagarsi e mille altre attività. Il telefono è quello strumento che ci consente di rimanere sempre connessi con il mondo grazie a internet e ai social network.
La grande diffusione di queste tecnologie ha creato moltissime occasioni, sia in ambito lavorativo, con l’emersione di nuove professioni mai viste prima, sia in qualsiasi altro ambito della vita.

Infatti, internet e social hanno la capacità di amplificare qualsiasi attività umana. Una persona, un video, una foto o un post possono divenire virali, così si dice, nell’arco di poche ore, e farsi conoscere da milioni di persone. Questo potere di grande amplificazione, che hanno internet e social, non ha, però, solo lati positivi.
Infatti, un qualsiasi comportamento, che magari vorremmo rimanesse privato, se finisce su internet, può fare il giro del mondo in pochi istanti.

La cassa di risonanza

Dunque, internet e social creano tante opportunità, ma anche dei grandi problemi legati alla privacy delle persone. Non solo, soprattutto i giudici hanno molto chiare le potenzialità di amplificazione di questi strumenti. Basta guardare alcune sentenze interessanti sul punto.
La Cassazione spiega che pagherà con 2.065 euro di multa, oltre al carcere fino a 3 anni e il risarcimento civile chi viola il codice penale. Proprio il codice penale all’articolo 595 prevede il reato di diffamazione.

La Cassazione ha spiegato che quando si compie la diffamazione usando i social, come Facebook, si ha la sua ipotesi aggravata. Si ha, cioè, un’ipotesi di diffamazione ancora più grave, con pene aumentate, proprio perché i social possono avere la capacità di amplificare la gravità del reato. Rendono, infatti, la diffamazione conoscibile da un numero indefinito di persone.

Pagherà con 2.065 euro di multa, 3 anni di reclusione e il risarcimento chi viola questa regola del codice penale

In un’altra sentenza molto recente, la 24600 del 2022, i giudici hanno spiegato che messaggi, sms, screenshot sono pienamente utilizzabili in un processo penale. I giudici chiariscono che, quando questi documenti vengono acquisiti in modo legittimo, sono tranquillamente utilizzabili in giudizio.

Un giudizio sia penale, per l’accertamento del reato, sia civile, per dare la prova del danno e quantificare il risarcimento. Infatti, non è necessaria alcuna particolare attività per la loro utilizzazione nel processo, ma la Cassazione li considera normali documenti con pieno valore legale.

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