Osteopata: chi è e cosa fa? Ecco i requisiti professionali e legislativi

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Esploriamo a fondo la figura dell’osteopata con i nuovi avanzamenti legislativi, gli scopi e il carattere della professione. Ostepata, chi è e cosa fa? Ecco i requisiti professionali e legislativi.

Osteopata: chi è e che cosa fa?

Che cosa fa l’osteopata e che cosa cura l‘osteopatia? Come si forma questa figura professionale e quali leggi regolamentano la sua professione? In Italia vi sono circa 12.000 osteopati e, negli ultimi anni, sono sempre più le persone che scelgono di rivolgersi a questi professionisti.  questi, in generale, optano per le terapie allopatiche. Ma chi è l’osteopata?

L’osteopata è un operatore della salute che ha conseguito il diploma in osteopatia (o “medicina osteopatica”). L’osteopatia è considerata dall’OMS come terapia alternativa o complementare. Si basa sul contatto delle mani sul corpo del paziente, sia per le diagnosi che per il trattamento di vari disturbi. L’osteopata valuta il paziente in senso olistico, poiché il corpo umano viene concepito dall’osteopatia come un’unità di corpo, mente e spirito.

L’osteopata si serve di svariate tecniche manuali per aiutare le funzioni fisiologiche, alterate da danni di componenti anatomiche. Ad esempio ossa, articolazioni, strutture miofasciali e delle reti vascolari e nervose associate.

Ecco i requisiti professionali e lesgislativi

Recentemente il Registro degli Osteopati d’Italia (ROI) ha stilato un primo documento in cui sono raccolte le principali e fondamentali indicazioni della professione. Qui in sintesi: “L’osteopata deve saper eseguire una valutazione osteopatica, che parte dal ragionamento clinico, basato sui principi e i modelli osteopatici. La valutazione del paziente inizia con l’acquisizione di tutte le informazioni utili circa la sua storia clinica, i referti medici e di chi lo ha in carico, per decidere se c’è l’indicazione al trattamento osteopatico. L’anamnesi e le informazioni inerenti allo stato di salute devono essere registrati nella Cartella Osteopatica.”

Secondo il ROI, “l’osteopata deve arrivare a una diagnosi osteopatica basata sull’analisi posturale statica e dinamica”. Questo attraverso “test attivi e passivi, utilizzando la palpazione percettiva, rilevando alterazioni funzionali legate al sovraccarico allostatico (ossia all’eccessiva o insufficiente attivazione dei meccanismi di adattamento e stabilizzazione dell’organismo agli stimoli esterni)”. Ma anche “l’eventuale presenza di disfunzioni somatiche (ossia di alterazioni dei meccanismi che permettono il mantenimento dello stato di salute a seguito di “insulti” stressanti)”.

L’osteopata deve quindi pianificare il trattamento e “lo esegue con le tecniche manipolative selezionate. Infine, l’osteopata registra i trattamenti eseguiti nella cartella osteopatica e valuta gli esiti del trattamento, con test osteopatici e riscontri clinici, condividendo con il paziente la sua eventuale prosecuzione”.

Ambiti d’intervento

Gli ambiti di intervento riguardano la struttura portante dell’organismo e i collegamenti tra questa e specifiche funzionalità. Ad esempio ortopedia, otorinolaringoiatria, odonto-stomatologia, pediatria, oculistica, geriatria. Ma anche urologia, gastro-enterolologia, cardiologia, endocrinologia, ginecologia.

Come diventare osteopata

Per diventare osteopata in Italia è necessario un percorso formativo di cinque anni – se a tempo pieno – o di sei anni – se a tempo parziale. Il piano di studi prevede scienze mediche di base come anatomia, patologia, fisiologia, biomeccanica, biochimica, biofisica, embriologia, istologia, neurologia e altre. Oltre alle materie prettamente osteopatiche.

La formazione in Italia non è di carattere universitario ma tecnico, presso scuole non ancora riconosciute ufficialmente.

Osteopatia in Italia

Con la legge Lorenzin 3/2018, sono state istituite le nuove professioni sanitarie di osteopata e chiropratico, ma il processo di “regolamentazione” ancora non si è compiuto. Questo profilo professionale è al vaglio di CSS (Consiglio Superiore di Sanità), Ministero e Conferenza Stato-Regioni. Solo successivamente arriverà il decreto per il corso di laurea.

Si attendono ancora diversi provvedimenti attuativi. Serve l’accordo per l’individuazione del titolo professionale, l’ambito di attività, i criteri di valutazione dell’esperienza professionale e per il riconoscimento dei titoli equipollenti. Oltre a due pareri del CSS e il successivo decreto Miur-Salute per l’istituzione dei corsi di laurea e del relativo ordinamento didattico.

L’accordo in Conferenza Stato-Regioni, inizio dell’iter, avrebbe dovuto essere sancito entro il maggio 2018. Tuttavia, il profilo professionale degli osteopati non è ancora stato definito.

Il processo di regolamentazione dell’osteopatia come professione sanitaria, in attuazione della legge, risulta quindi in ritardo. Ciò comporta un danno per i professionisti e i pazienti che vi fanno ricorso.

In attesa di una normativa sanitaria di riferimento, la categoria degli osteopati permane in una situazione di incertezza. Questa è peggiorata durante l’emergenza sanitaria da pandemia di Covid-19. Anche nelle settimane di lockdown per gli operatori del settore è stato impossibile ricevere indicazioni esatte sulla propria attività. A differenza di altre categorie professionali sanitarie già formalmente regolamentate.

Il maxi-Ordine dei Tecnici sanitari e delle professioni sanitarie mediche

Gli osteopati, al pari dei chiropratici, potrebbero rientrare tuttavia nel maxi-Ordine TSRM e PSTRP (Tecnici sanitari radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione) presieduto da Alessandro Beux che ha dichiarato:

“La definizione del profilo professionale chiuderebbe la prima delle fasi del processo, consentendo di lavorare sull’ordinamento didattico dei corsi di laurea in osteopatia. Il profilo professionale dirà cosa fa l’osteopata, l’ordinamento didattico indicherà i corsi che, nel triennio, gli studenti dovranno seguire per acquisire le competenze necessarie a farlo”.

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