Abbiamo, di recente, parlato di come la fine del matrimonio porti con sé una serie di problematiche, tanto a carattere gestionale quanto patrimoniale. Si è visto come, al momento del divorzio, vi sia il problema della gestione dei figli, dell’attribuzione della casa familiare. Non solo, nel giudizio di separazione il giudice deve anche decidere se ad uno dei due coniugi spetti l’assegno divorzile.
In questo articolo vedevamo quali sono i presupposti e le condizioni per ottenere l’assegno di divorzio. Ci soffermavamo, poi, sulla sua quantificazione. Verificavamo, cioè, quale fosse l’importo dell’assegno divorzile anche in base al comportamento degli ex coniugi. Quanto alla pensione di reversibilità, è noto come la legge permetta anche all’ex coniuge di ottenere quella del vecchio partner. Sempre che ricorrano determinate condizioni e presupposti.
Il provvedimento della Cassazione
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Le questioni economiche tra ex marito ed ex moglie non si fermano qui. Infatti, oltre all’assegno divorzile e alla pensione di reversibilità, al vecchio partner può spettare un’ulteriore grossa somma di denaro. È interessante, in questo senso, l’ordinanza 12009 del 2022 della Corte di Cassazione. In questo caso, l’ex marito veniva condannato a due anni di reclusione e a 700.000 euro di risarcimento in favore della moglie. Questo per le aggressioni sia di tipo verbale che fisico subite dalla donna.
A livello tecnico, i giudici hanno parlato di danno biologico alla salute, come diminuzione della salute psicofisica della donna a causa delle lesioni. E pure di danno morale, per la sofferenza interiore causata da quel tipo di aggressione da parte di una persona cara. La Corte d’Appello, e poi la Cassazione, hanno riformato il danno passando da un risarcimento di 700.000 euro ad uno di 2 milioni di euro.
Oltre all’assegno divorzile e alla pensione di reversibilità, all’ex moglie può spettare anche quest’altra ingente somma di denaro da parte dell’ex marito
Questo perché le minacce e le aggressioni da parte del marito nei confronti della moglie, non solo ne hanno leso l’integrità psicofisica. Hanno, infatti, anche creato uno stato di sofferenza protratto nel tempo. Una condizione di ansia e paura nell’avere in casa il proprio aggressore. E questo, spiegano i giudici, prescinde del tutto dal tipo di relazione o di ruolo che avevano i coniugi all’interno della propria casa e famiglia. Infatti, qualsiasi condizione non avrebbe giustificato l’uso della violenza. A parziale ristoro dell’aggressione, i giudici riconoscevano, dunque, all’ex moglie un forte risarcimento in denaro.
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