Alla morte di un proprio caro si pone una lunga serie di questioni giuridico-economiche. Infatti, intanto si apre la successione ereditaria. Se c’è il testamento, avremo la successione testamentaria, se il testamento non c’è, avremo la successione legittima. Quindi gli eredi, attraverso la successione, divideranno i beni, mobili e immobili, e i debiti dell’eredità. Non solo, perché alla morte di un soggetto possono nascere e finire una serie di altri diritti economici non legati all’eredità.
Ad esempio, può sorgere il diritto degli eredi a percepire la pensione di reversibilità. Si tratta di un assegno periodico riconosciuto ai superstiti del defunto. Se gli eredi del defunto si trovavano a suo carico al momento della morte, e ricorrono altri requisiti previsti dalla legge, hanno diritto all’assegno. Infatti, la legge vuole tutelare gli eredi del defunto che, senza il suo supporto economico, si potrebbero trovare in difficoltà economica.
Le regole degli assegni periodici
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Allo stesso modo, oltre all’eredità e alla pensione di reversibilità, agli eredi potrebbe spettare anche il risarcimento del danno per la morte del familiare. Infatti, se fosse stato un terzo a causare la morte del loro caro, potrebbero chiedere un ingente risarcimento del danno. Oltre alla pensione di reversibilità e all’eredità, quindi, pochi sanno che spetta agli eredi anche il risarcimento del danno. Questi sono diritti che sorgono alla morte del familiare. Allo stesso modo, ci sono diritti che cessano con la morte del familiare. Si tratta degli assegni periodici che esso deve corrispondere ai figli o al coniuge separato o divorziato, oppure ancora ad altri parenti.
La regola generale del codice civile è che il diritto agli assegni periodici cessa con la morte dell’obbligato. Dunque, i suoi eredi, in linea generale, non sono tenuti a corrispondere nulla al familiare superstite che aveva diritto all’assegno. Allo stesso modo e viceversa, se muore chi aveva diritto all’assegno, i suoi eredi non hanno diritto a continuare a percepire questo assegno. Questo principio generale vale tanto per l’assegno di mantenimento, quanto per quello divorzile che per quello agli alimenti.
Oltre alla pensione di reversibilità, pochi sanno che agli eredi del defunto potrebbe spettare anche quest’altro assegno periodico
La Corte di Cassazione è, però, intervenuta sulla questione con una sentenza interessante, la numero 20495 del 2022. I giudici hanno spiegato che è possibile che il coniuge obbligato a corrispondere l’assegno, oppure quello che lo riceveva, muoiano durante un giudizio civile. Questo giudizio civile doveva stabilire se l’assegno periodico spettasse o meno, oppure doveva quantificarlo o ricalcolarlo. Se, però, durante il giudizio, chi aveva diritto all’assegno o chi doveva corrisponderlo muore, secondo il principio generale, il processo dovrebbe chiudersi. Infatti, come visto, l’assegno non è più dovuto e, quindi, non c’è nulla da discutere.
In realtà, i giudici hanno spiegato che il processo non si chiude. Infatti, il processo continua per accertare se l’assegno periodico spettasse effettivamente a chi lo aveva chiesto. Perché se tale assegno periodico spettava al richiedente, i suoi eredi possono chiedere all’obbligato di pagarlo. In particolare, di pagare l’assegno periodico dal momento della richiesta del defunto fino alla sua morte durante il processo.
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