È noto come in caso di decesso di una familiare in alcune ipotesi agli eredi possa essere riconosciuta dall’INPS la pensione di reversibilità. È possibile anche che ricorrano le condizioni per la pensione indiretta quando a perire sia un soggetto assicurato. A livello economico, la pensione di reversibilità consiste in una parte, in percentuale, della pensione del defunto. Mentre la pensione indiretta è attribuita dall’INPS quando l’assicurato perito abbia accumulato 15 anni di anzianità assicurativa o contributiva. Oppure nel caso in cui abbia 5 anni di anzianità assicurativa e contributiva di cui almeno 3 nel quinquennio prima della scomparsa.
La pensione di reversibilità o indiretta spetta al coniuge o all’unito civilmente, al coniuge separato o divorziato. Quest’ultimo deve essere titolare dell’assegno divorzile e non deve essersi risposato. Se il defunto ha contratto nuovo matrimonio a seguito del divorzio sarà il Tribunale a determinare le varie quote spettanti ai vari successori. La pensione spetta anche ai figli minorenni, ai figli non abili al lavoro. L’assegno va corrisposto, allo stesso modo, ai figli maggiorenni che studino fino ai 21 o ai 26 anni, in base al percorso di studi.
Oltre alla pensione di reversibilità dell’INPS, agli eredi potrebbe spettare anche quest’altra ingente somma di danaro
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Occorre guardare, poi, se il superstite che chiede l’assegno fosse considerato a carico del defunto, cioè si trovasse in condizione di non autosufficienza economica. Un criterio particolarmente utilizzato dai giudici e dall’INPS per verificare questo requisito è la convivenza del soggetto con il defunto.
Quanto alla percentuale che spetta ai vari beneficiari si possono portare alcuni esempi. Se il coniuge è rimasto solo dopo la scomparsa del defunto ha diritto al 60% della pensione. Se, invece, è rimasto con un figlio a carico la percentuale passa al 80%. Con più di un figlio a carico l’INPS riconosce il 100% della pensione.
Interessante, sull’argomento, una recente ordinanza, 2177 del 2021, della Corte di Cassazione. I giudici hanno spiegato come oltre alla pensione di riversibilità dell’INPS agli eredi potrebbe spettare un’altra tipo di risarcimento. In particolare, il danno patrimoniale causato agli eredi dalla persona colpevole della morte del defunto. In altre parole se è identificabile un soggetto che ha causato la morte del loro parente gli eredi possono chiedere il risarcimento dei danni.
L’altra somma di denaro
Da questo risarcimento i giudici hanno spiegato che non si deve sottrae la pensione di reversibilità. Questo perché tale strumento fornito dall’INPS ha carattere previdenziale e solidaristico e non serve a rimuovere, parzialmente, gli effetti dell’azione del terzo. La pensione di reversibilità è infatti una misura assistenziale per le persone che si trovino in difficoltà dopo la morte della persone economicamente forte della famiglia. Non serve, invece, a risarcire il danno, patrimoniale e non patrimoniale, causato dalla sua morte. Dunque, l’eventuale risarcimento accordato dal giudice agli eredi si deve sommare alla pensione di reversibilità.