Oltre 600.000 beneficiari del reddito di cittadinanza rischiano di perderlo

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Modificare il reddito di cittadinanza correggendo gli errori fatti varando la misura è uno degli obiettivi del Governo Meloni. Sembra passata nel dimenticatoio l’idea di cancellarlo definitivamente, anche se il restyling del sussidio potrebbe finire con il fargli cambiare anche nome. Resta il fatto che una misura di contrasto alla povertà non può mancare nel sistema italiano anche alla luce della grave situazione economica che gli italiani stanno vivendo in questi mesi. Una modifica al sussidio, che si chiami reddito di cittadinanza o reddito di sussistenza, cosa che ultimamente sembra prendere piede, potrebbe mettere a rischio numerosi beneficiari della prestazione. Infatti non sono pochi quelli che, alla luce delle modifiche che il Governo pare abbia intenzione di mettere in atto, rischiano di perderlo.

Oltre 600.000 beneficiari del reddito di cittadinanza a rischio

Pare tramontata l’idea di annullare completamente la misura visto che solo 600.000 degli oltre due milioni e mezzo di beneficiari sono persone attivabili al lavoro. Questo significa che anche le ipotesi di far decadere più facilmente il beneficio a chi rifiuta proposte di lavoro (basterebbe un solo rifiuto), non ridurrebbe di molto la platea dei beneficiari. La maggior parte dei beneficiari della misura sono persone inattivabili al lavoro. Le modifiche però non mancheranno e probabilmente riguarderanno proprio questi attivabili al lavoro. Secondo le ultime voci e indiscrezioni infatti pare che il Governo abbia intenzione di produrre modifiche che renderanno la misura, qualunque sia il suo nome, appannaggio sostanzialmente di quei nuclei familiari dove non ci sono persone abili al lavoro.

Come funzionerebbe il nuovo aiuto per i poveri e per chi ha difficoltà

Qualcuno lo ha già iniziato a chiamare reddito di sussistenza. E si tratterebbe della misura che sostituirebbe il reddito di cittadinanza. Una novità che porterebbe oltre 600.000 beneficiari del reddito di cittadinanza ad essere a rischio revoca. Con questa misura verrebbero aiutati e agevolati solo quei nuclei familiari che hanno all’interno soggetti inabili al lavoro perché invalidi. Oppure non attivabili perché troppo in avanti con gli anni o troppo piccoli. In parole povere stop a sussidi per chi invece potrebbe e dovrebbe lavorare. In questo il Governo dovrebbe attivarsi anche per garantire opportunità lavorative, per evitare che la carenza di occupazione finisca con il diventare un autentico boomerang a reddito di cittadinanza corretto.

I Comuni con il doppio compito di controllo e verifica sul reddito di cittadinanza

Ma per intercettare le situazioni di difficoltà, come possono essere le famiglie con molti minorenni, ecco che si pensa ad un cambio di rotta. Della nuova misura si occuperebbero i Comuni. Al posto dell’INPS, la misura verrebbe gestita e parametrata dei Comuni, enti che naturalmente essendo sul territorio possono essere più pronti a verificare davvero gli stati di necessità dei loro cittadini. Soprattutto grazie ai servizi sociali di cui ogni singolo Comune dispone. Potrebbero essere anche più pronti ad avviare tutte le iniziative di controllo che misure di questo genere devono avere. Ed arrivare a spegnere sul nascere tutte le azioni tipiche dei furbetti del reddito di cittadinanza di cui si parla da quando la misura è stata introdotta. Pertanto, eliminando dal calcolo dei beneficiari di oltre 600.000 soggetti che possono benissimo lavorare e non percepire semplicemente un sussidio, la misura riguarderebbe:

  • famiglie numerose con almeno tre figli a carico;
  • nuclei familiari mono-genitoriali con minori a carico;
  • famiglie composte esclusivamente da over 60;
  • famiglie che al loro interno hanno problematiche relative alle invalidità.

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