Ogni popolo ha i propri usi, le proprie abitudini e preferenze. Tra quelle degli italiani in tema di soldi troviamo la passione per il mattone, i buoni postali (specie dopo gli aumenti degli interessi dal 6 luglio) e il contante.
Tuttavia, occhio a quanto denaro contante si preleva o versa sul conto corrente bancario o postale e al pagare le fatture in contanti.
Il denaro contante oltre certe soglie allerta i possibili controlli del Fisco
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Il denaro liquido in entrata e in uscita dal conto corrente rientra da sempre nella lista dei possibili controlli del Fisco. Un discorso che vale soprattutto per gli importi oltre certe soglie, per alcune valide ragioni.
In generale, e prima ancora del Fisco, questi controlli a monte vengono fatti dalla nostra stessa banca. Ad esempio non è raro ricevere domande in merito alla fonte (versamento) o all’impiego (prelievo) di quel denaro oltre certe soglie.
La Legge non ha previsto limiti per il versamento di contanti. Tuttavia si vuole essere sicuri circa la provenienza lecita dei soldi e che non si tratti di denaro sporco. Parimenti si chiede se quel denaro non rappresenti una fonte di reddito e quindi il possibile frutto di evasione fiscale. Cioè quei soldi sono una fonte di reddito o no?
La Legge pone invece dei vincoli sui movimenti di denaro contante tra privati a prescindere dalla causa alla base di tale scambio. Quindi ritroviamo non solo i pagamenti, ma anche i prestiti e/o le donazioni tra soggetti diversi.
Occhio a quanto denaro contante si preleva o versa sul conto corrente bancario o postale perché oltre queste soglie si allerta il Fisco
Allo stato attuale, la c.d. soglia di tracciabilità fino al 31 dicembre è di 1.999,99 euro (decreto Milleproroghe). Dal 1° gennaio 2023 dovrebbe dimezzarsi e passare a 999,99 euro. Non sappiamo se a ridosso della fine dell’anno ci sarà o no un’ulteriore proroga al limite o una nuova disposizione con nuove soglie. Staremo a vedere cosa succederà in autunno.
Questo vuol dire che dai 2mila euro in su lo scambio di soldi tra privati deve avvenire con mezzi di pagamento tracciati. Ossia bonifici, Bancomat, carta di credito, vaglia postale o assegni non trasferibili. La Legge prevede sanzioni da 2 a 50mila euro per entrambe le parti che violano tali disposizioni.
Infine non vale la “furbata” di trasferire soldi in più tranche a uno stesso soggetto al fine di aggirare la soglia dei 2mila euro. Fanno eccezione i pagamenti così previsti per contratto o dagli usi commerciali (tipo il SAL, stato di avanzamento dei lavori).
Come pagare una fattura per un lavoro o una prestazione eseguita?
Ora, la fattura per un bene e/o servizio si può pagare in contanti? La Legge stabilisce che i modi e i termini di pagamento di una fattura sono stabiliti tra le parti. In sostanza la fattura va pagata con moneta avente legale, quindi anche in contante, salvo lo sforamento della soglia di cui sopra.
Tuttavia, negli acquisti più importanti, le parti convengono in genere su forme di pagamento tracciate (RID, bonifico, assegno bancario, etc). Se la fattura indica di pagare con uno strumento tracciato, il cliente non può pretendere di saldare cash. Oltretutto è conveniente anche in termini di detraibilità della spesa sostenuta e/o di accesso ai vari Bonus. Le spese pagate in contante sono detraibili solo in rare circostanze, come nel caso di quelle mediche.
Inoltre ricordiamo che dal 1° luglio 2022 si è allargato ulteriormente il perimetro di applicazione della fatturazione elettronica. Quest’ultima consente ad AdE di sapere anzitempo le operazioni intercorse tra due soggetti.
Come si evince le maglie per i malintenzionati sono sempre più strette. Non solo, ma anche il pagare puntualmente le fatture in contanti può accrescere il rischio di controlli da parte del Fisco. Detta diversamente, i movimenti sul c/c sono solo una delle forme di controllo effettuate da parte dall’Amministrazione finanziaria.
I prelievi dal conto corrente sono sempre liberi
Infine va ricordato che i prelievi dal c/c sono sempre liberi e non vigono i limiti di cui sopra. È la movimentazione di denaro oltre certe soglie tra privati che fa scattare dubbi e possibili domande da parte del Fisco.
Tuttavia, se nel corso del mese si prelevano somme superiori ai 10mila euro, allora la banca segnala la cosa all’UIF (Unità di Informazione Finanziaria). Poi sarà l’UIF a prendere in mano la situazione e valutare l’eventuale segnalazione alla Procura della Repubblica. In sostanza si tratta di controlli mirati ad evitare possibili forme di riciclaggio (e similari) del denaro prelevato.
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