Si inizia a non ricordare dove abbiamo parcheggiato l’auto o appoggiato le chiavi di casa e si arriva a saltare la seduta dal dentista. Sono piccole dimenticanze a cui si preferisce non dare molta importanza soprattutto se si è ancora giovani. Quando si raggiunge la mezza età si tende ad attribuire la responsabilità di alcuni buchi nella memoria ad un eccesso di lavoro e di impegni familiari. In realtà, potrebbero comparire alcuni deficit cognitivi anche prima dell’età anziana, ma molto si può fare almeno per rallentare il processo di decadimento. Del resto anche solo 5 sintomi a 45 anni indicano che il cervello sta andando incontro alla demenza e che si deve intervenire prontamente per invertire la rotta.
Per quanto la vecchiaia porti con sé un naturale e fisiologico calo della memoria e delle prestazioni cognitive si possono adottare alcune strategie. Vi sono infatti 3 esercizi per allenare il cervello ogni giorno per 5 minuti e contrastare la perdita di memoria. Ma soprattutto si raccomanda di tenere gli occhi aperti perché dimenticare cose e appuntamenti già a 40/50 anni non è sempre colpa dello stress. Potrebbe infatti trattarsi dell’indizio più superficiale e rivelare che sono in corso d’opera alcuni danni irreversibili al cervello. Può succedere che la mente inizi a vacillare e fatichi a ricordare eventi risalenti al giorno prima anche se non si è ancora anziani. Infatti a volte accade che non è tanto la vecchiaia a far perdere colpi al cervello quanto 2 insospettabili carenze di cui non si ha coscienza.
Occhi aperti perché dimenticare cose e appuntamenti già a 40/50 anni non sempre è colpa dello stress
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Per più di vent’anni quasi 9.000 soggetti ultracinquantenni hanno risposto ad alcuni questionari che valutano le loro abilità di memoria. Da questa ricerca olandese è emerso che chi registrava cali e vuoti di memoria era più esposto al rischio di ictus. Inoltre si è registrato una prevalenza di casi di emorragia cerebrale e di ictus proprio nei soggetti con il più alto grado di istruzione. Il che equivale a dire che anche chi mantiene attivo e plastico il cervello rischia disturbi cerebrali se soffre di dimenticanze. I vuoti di memoria anche fra le le persone più istruite sarebbero dunque il primo segnale di un danno al sistema cardiovascolare. Dallo studio longitudinale si deduce pertanto che le piccole dimenticanze, persino nei cinquantenni più colti, potrebbero predire l’insorgenza di emorragie e ictus.