Uno degli obiettivi principali della BCE e delle banche centrali nazionali dell’area euro è quella di mantenere un’inflazione bassa, che di conseguenza garantisce la stabilità dei prezzi. Ma perché proprio al 2%? Le motivazioni sono di varia natura.
Gli italiani, da ormai molti mesi, stanno combattendo contro un aumento costante dei prezzi di ogni genere di beni e servizi. Il “caro-vita” scaturisce da una moltitudine di meccanismi tra cui anche l’aumento dell’inflazione. Ne è un esempio l’aumento del prezzo del burro, incomprensibile ai non addetti ai lavori. Molti ignorano, tra l’altro, perché la BCE abbia stabilito che il valore del tasso che influisce sui prezzi debba assestarsi proprio al 2%.
Inflazione e Deflazione: qual è il ruolo della BCE nel mantenimento della stabilità dei prezzi
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Molti considerano l’inflazione alta una “catastrofe” finanziaria ed economica, e in effetti sono moltissimi gli effetti negativi di un rialzo generalizzato dei prezzi. A conferma di ciò, numerosi studi nel lungo periodo hanno confermato che i Paesi che mantengono un’inflazione stabile, bassa e controllata hanno tassi di crescita più elevata. L’inflazione alta porta a indecisione nei consumi, a minor investimenti da parte delle aziende, e ricadute a cascata su aumenti dei tassi d’interesse e crescita delle imposte.
Ma non dobbiamo dimenticare che anche la deflazione è un fenomeno potenzialmente pericolosissimo per i Mercati, anche se si tratta di un meccanismo un po’ meno conosciuto. Quando si prospetta una riduzione costante dei prezzi, imprese e famiglie riducono acquisti e investimenti perché attendono – e si aspettano – ulteriori ribassi. Ciò, com’è facile intuire, blocca l’economia. Sono questi i concetti che spingono la BCE e le banche centrali europee a porsi come obiettivo principale il mantenimento della stabilità dei prezzi.
Perché l’Inflazione al 2% e perché si parla di “medio periodo”
La BCE, quando riesce a garantire la stabilità dei prezzi, attua una politica di aiuto concreto nei riguardi del benessere economico. Questo porta anche all’aumento dell’occupazione e a prospettiva di crescita nel medio e lungo periodo. Il valore del 2% è stato stabilito proprio dalle banche centrali, perché si tratta di un livello di inflazione che non comporta rischi per cittadini e aziende.
Con l’inflazione al 2% non sussistono perdite di potere d’acquisto, i risparmi sono protetti e le fasce di popolazione a basso reddito sono più tutelate. Al contempo, il medesimo valore diminuisce anche il rischio di deflazione, che come abbiamo visto poco sopra è un fenomeno dannoso al pari dell’inflazione alta.
Si parla però di obiettivi a medio termine poiché anche la stabilità dei prezzi non è facilmente governabile in modo meccanico e automatico. Infatti l’inflazione non ha sempre oscillazioni importanti e la BCE non deve così attivare strategie ogni qualvolta si manifestano aumenti dei prezzi. Inoltre gli impatti delle decisioni delle banche centrali si concretizzano in tempistiche variabili.
Infine, ma non da ultimo, bisogna ricordare che la strategia monetaria della Banca Centrale Europea è mutata con regolarità. Questo perché l’area euro negli ultimi anni ha dovuto affrontare importanti shock: pensiamo alla crisi finanziaria globale, alla pandemia da Covid o alla mancanza di un’architettura istituzionale completa e delle riforme avviate nell’ultimo decennio. E soprattutto ai cambiamenti climatici, una delle sfide più impellenti del secolo: le politiche di mitigazione hanno un impatto diretto sull’economia e sugli equilibri finanziari e incidono direttamente nella stabilità dei prezzi.