Uno degli spauracchi degli italiani risponde al nome di patrimoniale e/o prelievo forzoso. La paura, cioè, che lo Stato possa mettere le mani nei conti degli italiani e prelevare parte delle ricchezze per ripianare i debiti accumulati. Un timore più che comprensibile, che tuttavia distoglie le attenzioni da altri rischi, potenzialmente più devastanti.
Prendiamo l’inflazione, per esempio, che quest’opera di “svuotamento” dei conti la sta facendo da mesi senza aver mai chiesto il permesso. In questo caso non si tratta di un prelievo effettivo, ma di perdita inflitta al potere d’acquisto. Cambia il modus operandi ma il danno finale. Anzi, mentre la patrimoniale probabilmente colpirebbe solo alcuni patrimoni e non tutti, l’inflazione è più democratica e non guarda in faccia a nessuno.
Danni enormi, quindi, al punto che un nuovo allarme soldi sui conti correnti degli italiani è arrivato in queste ore dalla FABI. È di fresca pubblicazione, infatti, la nuova analisi della Federazione Autonoma Bancari Italiani che analizza lo stato dell’arte dei risparmi dopo i costanti aumenti del costo del denaro.
La forbice dei tassi di interesse penalizza i depositi
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Il quadro emerso è alquanto preoccupante e desolante. L’analisi svela, senza giri di parole, che la ricchezza messa faticosamente da parte nel giro di tanti anni potrebbe andare in fumo in pochi mesi.
Le ragioni sono presto dette. La prima è data dalla sfrenata corsa dei prezzi, al punto che oggi è un’impresa arrivare a fine mese. Morale, oggi si spende mediamente molto di più in termini nominali per portare a casa meno in termini di quantità e/o qualità di beni.
Poi c’è il discorso legato ai tassi, quelli attivi e quelli passivi. Quest’ultimi sono saliti notevolmente per adeguarsi prontamente all’aumentato costo del denaro. Ne sanno qualcosa le famiglie con mutui (molto cari anche a giugno 2023), che drenano molte risorse al bilancio familiare. In sostanza, una volta pagato il mutuo (o l’affitto, anch’esso in risalita) restano poi meno soldi per affrontare il resto delle spese.
Quelli attivi sui depositi bancari liberi (la liquidità, per intenderci) invece sono prossimi allo zero. Anzi i soldi liberi sul conto subiscono una doppia beffa. La perdita di potere d’acquisto da un lato (l’inflazione) e l’essere colpiti da tasse e commissioni dall’altra. Un mezzo disastro, insomma.
Nuovo allarme soldi sui conti correnti degli italiani! I conti correnti si svuotano
Come se tutto ciò non bastasse, da un lato è scesa la propensione marginale al risparmio delle famiglie, dall’altro è scemata la giacenza complessiva dei c/c.
Dal dicembre 2021 a marzo di quest’anno, continua l’analisi FABI, le consistenze sui c/c sono scese di oltre 61 miliardi di €. Le riserve degli italiani, infatti, sono passate da 2.075 a 2.015 miliardi di €.
Certo, c’è anche chi lo fa perché non sopporta di vedere la propria liquidità “maltrattata”, ossia non remunerata. Ci troviamo, infatti, nel bel mezzo di una fase storica in cui i rendimenti sul reddito fisso (titoli di Stato, obbligazioni, conti deposito, BFP, etc) sono aumentati. Ad esempio dal 6 giugno sono saliti i rendimenti annui lordi a scadenza su alcuni buoni fruttiferi.
Più in generale, per non subire per intero la scoppola-inflazione bisognerebbe gestire le riserve almeno secondo una logica difensiva. Ossia investire nel medio termine a un tasso pari all’inflazione media attesa. In tal modo non ci si arricchirebbe in termini reali (in quelli nominali sì), ma almeno si eviterebbero le perdite tipiche legate all’inflazione.