Nuovi dazi su food and wine italiani. La protesta delle aziende americane

nuovi dazi su food and wine

Nuovi dazi imposti su ben 47 prodotti alimentari made in Italy hanno fomentato una vivace protesta delle aziende statunitensi. Già a partire dal 18 ottobre 2019 le tariffe doganali su salumi, prodotti caseari e liquori sono lievitate del 25% e ora all’orizzonte si profila l’eventualità di ulteriori rincari. I dazi addizionali previsti entro il 15 febbraio dovrebbero colpire prodotti quali olio, pasta, vino, caffè, biscotti. Le imprese americane dell’import agroalimentare made in Italy hanno chiesto al Governo Federale di rivisitare le tariffe doganali.

Il rincaro dei dazi avrebbe ricadute commerciali assai onerose e in molti casi sarebbe responsabile della chiusura di molte aziende statunitensi. Un danno ingente se si considera il numero di lavoratori che ruota attorno al commercio del food and wine italiani. Sono decine di migliaia g.li operatori, i distributori, i consulenti, i tecnici di fiscalità, ristoratori e manutentori che vedono vacillare il proprio futuro occupazionale. Una consultazione online in merito ai rincari dei dazi ha mobilitato ben 24mila soggetti che hanno palesato preoccupazione sul sito Ustr, United States Trade representative.

La reazione dell’Italia ai nuovi dazi

I produttori italiani sono scesi in campo al fianco delle aziende statunitensi per rispondere a questo attacco commerciale e difendere il made in Italy. Ivan Scalfarotto, sottosegretario ali Esteri, ha garantito supporto alle aziende italiane che a Washington hanno avanzato richiesta di abbassare le tariffe doganali. Allo stesso modo Antonio Laspina, neodirettore Ice-Italia Trade Office, che ha raddoppiato da 14 milioni del 2019 a 28 i fondi a tutela dei prodotti tricolore.

Oltre a garantire la presenza di prodotti italiani sul suolo americano, Laspina si è dichiarato pronto ad estendere i confini dell’export italiano. A suo giudizio “ci sono ancora praterie che il made in Italy può e deve conquistare. Molto interessante sarebbe un ulteriore sviluppo in Texas, ad esempio, che rappresenta la decima economia del pianeta”. Gli investimenti di un immediato futuro dovrebbero essere direzionati ai mall e alle catene distributive, ma l’aumento dei dazi prospettato disarma qualunque iniziativa imprenditoriale.

Approfondimenti: Il business del caviale. A Brescia il più grande allevamento del mondo

Consigliati per te