Una delle ipotesi che il Governo sta vagliando per il collocamento in quiescenza dei lavoratori della Pubblica Amministrazione prevede uno anticipo fino a 5 anni. Le novità sulle pensioni dei dipendenti pubblici con un anticipo a 62 anni introducono lo “scivolo Brunetta” che mira a favorire il ricambio generazionale. Vediamo di cosa si tratta e qual è la soluzione che potrebbe profilarsi.
Quali sono le necessità a cui rispondere nel breve termine
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Il dibattito sul tema pensioni resta ancora molto caldo. La necessità di una riforma e di una nuova misura si fa sempre più stringente. Quest’anno termina il periodo di sperimentazione di Quota 100 ed una delle priorità consiste nel trovare una soluzione per ovviare allo scalone previdenziale che andrebbe automaticamente a prender forma. Tra le ipotesi che in questi giorni stanno prendendo forma per gli impiegati della Pubblica Amministrazione si parla di uno scivolo Brunetta. L’eventuale soluzione prenderebbe forma in seno alla sottoscrizione del “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”. Quest’ultima infatti suggella l’accordo tra il Governo e le parti sociali.
Novità sulle pensioni dei dipendenti pubblici con un anticipo a 62 anni: come funziona l’ipotesi?
L’obiettivo della soluzione è quello di incentivare il ricambio generazionale all’interno della PA per favorire maggiore accesso si giovani e alle nuove competenze. In cosa consistono le novità sulle pensioni dei dipendenti pubblici con un anticipo a 62 anni? Si tratterebbe di un vero e proprio maxi investimento sul capitale umano che potrebbe prendere forma grazie al pensionamento anticipato attraverso il meccanismo dello scivolo. L’idea è quella di agevolare l’uscita dal mondo del lavoro i dipendenti PA a partire dall’età di 62 anni. Si tratterebbe dunque di un anticipo di 5 anni rispetto all’età attuale che prevede la pensione di vecchiaia ordinaria.
L’idea è quella di dare avvio ad un meccanismo volontario di incentivi che favoriscono l’esodo per quei lavoratori statali che si approssimano all’età pensionabile. Quindi si tratterebbe di una soluzione che spetta alla libera scelta del lavoratore. Si pone l’attenzione in particolare a quei dipendenti statali che non si sentono pronti ad affrontare la continua sfida tecnologica che stanno assumendo i servizi. Oppure a chi non è sufficientemente motivato a restare ancora altri anni in servizio.
Attualmente sono ancora diversi i nodi da sciogliere circa l’applicabilità della misura. L’idea di fondo è quella di trovare dei meccanismi che incentivino l’uscita dal mondo del lavoro come accade in alcune sfere del privato, ad esempio con i contratti di espansione. Sicuramente urge una riforma complessiva da parte dell’Esecutivo per evitare il gap che si andrebbe a creare per i requisiti della pensione di vecchiaia. Si attendono i nuovi esiti e le successive decisioni da parte del Governo in merito.
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