Novità pensioni, ritorno alla Fornero nel 2023 e misure che restano

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Spaventa molto l’ipotesi di restare senza una riforma delle pensioni a fine anno. Perché questo potrebbe dover significare un ritorno alla Legge Fornero per tutti. Senza più flessibilità in uscita e senza misure che rendano meno rigido il pensionamento. Ma è davvero così drammatico dover tornare alla Legge previdenziale in vigore? Con le novità pensioni, ritorno alla Fornero sicuramente non troppo traumatico se si pensa a tutte le misure che restano.

2023 senza interventi sulle pensioni

Potrebbe capitare che con il cambio di Governo non si riesca a portare a termine l’intervento sulle pensioni. In questo caso l’esecutivo potrebbe decidere di prorogare, ad esempio, qualche misura in scadenza. Come ad esempio Quota 102, Opzione donna o APE sociale. In questo modo si riuscirebbe, per un altro anno, a garantire una qualche forma di uscita flessibile.

Ma se non si operasse neanche con le proroghe cosa potrebbe accadere? Saremmo davvero costretti tutti a restare al lavoro fino a 67 anni se non si hanno almeno 43 anni di contributi versati? Non è proprio così ed andiamo a vedere perché.

Non esiste solo pensione di vecchiaia e anticipata ordinaria

Anche se si parla di ritorno alla Legge Fornero, è bene sapere che senza le misure sperimentali esistono altre forme di pensionamento. Solo Quota 102, APE sociale e Opzione donna, infatti, scadranno a fine anno e se non rinnovate non potranno più essere utilizzate. Ma tutte le altre misure restano.

Ad iniziare dalla Quota 41 per lavoratori precoci che, pur essendo molto limitante, permette il pensionamento a chi ne ha davvero bisogno. Caregiver, invalidi, usuranti, gravosi e disoccupati possono utilizzarla a patto di aver versato almeno 12 mesi di contributi prima di compiere i 19 anni.

Novità pensioni, ritorno alla Fornero nel 2023 e misure che restano

Oltre alla pensione di vecchiaia a 67 anni e a quella anticipata al raggiungimento dei 42 anni e 10 mesi di contributi (per le donne un anno in meno), ci saranno altre misure. Quelle contributive per esempio. E se quella di vecchiaia contributiva richiede 71 anni di età, è bene sapere che per quella anticipata ne bastano 64 di anni. Con almeno 20 anni di contributi.

Resta la misura di vecchiaia anticipata per gli invalidi con almeno l’80% di invalidità. Ma resta anche la RITA che permette l’uscita con scivolo al compimento dei 62 anni. In questo caso occorre essere titolari di un fondo previdenziale complementare. Ma per chi si attiva per tempo può essere un’ottima alternativa. Rimarrà in vigore anche l’assegno ordinario di invalidità per gli invalidi. Che, in caso di cessazione dell’attività lavorativa, può accompagnare fino alla pensione di vecchiaia.

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