Notoriamente in Italia la normativa riguardante i contributi forniti dai cittadini tramite tassazione è quanto meno complessa. Tra condoni, paci fiscali e interventi chiarificatori del Fisco, talvolta non si riescono più a seguire le novità. Ma oltre alle norme del Parlamento e agli atti amministravi chiaritori, esistono anche molte sentenze dei giudici che aiutano ad arricchire il significato del sistema impositivo. Basti pensare a quanto le sentenze abbiano specificato nel tempo la differenza che separa evasione da elusione fiscale.
Così ecco spiegata la novità dai giudici sulla quantificazione del danno per un tributo evaso nei confronti del Fisco. Si tratta della sentenza numero 29862 del 2022 emessa dalle Sezioni Unite.
Quale è la quantificazione del danno in caso di condanna?
Indice dei contenuti
L’importante principio che riguarda è che il danno causato dall’evasione del contribuente non corrisponde necessariamente al tributo non versato. Bensì potrà essere commisurato in base al parametro di un pregiudizio ulteriore e diverso rispetto al danno da mancato incameramento delle risorse erariale. Ad esempio l’impossibilità di riscossione di ulteriore credito erariale, come nel caso della perdita di opportunità per il Fisco nel ricevere ulteriori contributi.
Per comprendere la portata del principio potrebbe risultare utile giudicare il caso concreto: una società importatrice di frutta per beneficiare di alcuni vantaggi fiscali aveva utilizzato degli intermediari fittizi. La creazione di alcune muove società per importare i prodotti in Italia formalmente rispettava i caratteri richiesti dalla normativa italiana ed europea. Ma di fatto costituiva evasione. Il Fisco a sua volta diveniva destinatario di un danno riguardante il mancato arrivo di incentivi comunitari, che non erano stati riconosciuti. Di conseguenza il danno si estendeva ben al di là del singolo importo dovuto, vista l’esistenza di nesso causale.
Novità dai giudici sulla quantificazione del danno per un tributo evaso nei confronti del Fisco
Attenzione però, perché per quanto sia vera questa premessa, spetta all’attore in giudizio – nel caso concreto all’amministrazione erariale – fornire la prova della perdita di credito. Il convenuto, ovvero, il contribuente evasore, potrà provare che il Fisco abbia perso il credito per la colpevole negligenza da parte dell’amministratore. E ne avrà tutto l’interesse, visto che potrebbe allargarsi a dismisura l’area del danno da risarcire. Danno delle cui conseguenze forse non era totalmente consapevole. Anche se senza dubbio conseguenti alla sua omissione.
L’operato dei giudici della Cassazione è essenziale per stabilire la reale entità dei diritti di cui disponiamo. Ad esempio di recente hanno ampliato la sfera del risarcimento del danno subito.
Oltre ad aldilà dei problemi con l’erario, dovremmo sapere che in molte circostanze il Fisco premia i cittadini che compiono alcune scelte nei consumi. Le detrazioni possibili non riguardano solamente le spese mediche oppure quelle funebri. Ci sono anche spese molto comuni che possono risultare idonee per la detrazione di quasi 100 euro, ma dobbiamo ricordare semplicemente di conservare gli scontrini.