Non tutti sanno che si può andare in pensione anche continuando a lavorare in questi casi

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La pensione, in moltissimi casi, viene vista come un metodo per andare a riposo dal lavoro. Ma non sempre il lavoratore che accede alla quiescenza vuole smettere di esercitare la propria attività. Alcuni vorrebbero integrare l’assegno previdenziale con lo stipendio. Ma per chi sceglie forme di pensionamento come la Quota 100, la Quota 102 o la Quota 41 per lavoratori precoci, questo non è possibile. Le tre le misure, infatti, pongono dei paletti ben precisi al cumulo dei redditi da lavoro con quelli previdenziali. Ma non tutti sanno che si può andare in quiescenza anche senza smettere di lavorare. Ma questo vale solo per i lavoratori autonomi.

Quando è necessario smettere di lavorare

Nonostante la maggior parte delle misure previdenziali preveda il cumulo con i redditi da lavoro, spesso è necessario lasciarlo per accedere alla pensione. La regola generale, infatti, vuole che per la decorrenza della pensione l’attività lavorativa sia cessata. Pertanto il lavoratore dipendente deve presentare dimissioni volontarie al proprio datore di lavoro. Con effetto il giorno precedente a quello di decorrenza del trattamento previdenziale.

Facciamo un esempio: se la pensione decorre dal 1 giugno 2022, le dimissioni dovranno avere effetto il 31 maggio che, appunto, sarà l’ultimo giorno di lavoro. Quando arriva il primo assegno mensile dall’INPS, quindi, il lavoratore dipendente non deve più lavorare. Fermo restando che, dopo la liquidazione del trattamento può anche riprendere l’attività lavorativa. Ma con qualche accortezza.

Non tutti sanno che si può andare in pensione anche continuando a lavorare in questi casi

Le regole sopra descritte, in ogni caso, si applicano solo e soltanto ai lavoratori subordinati. Ma non a quelli autonomi. Il lavoratore autonomo, così come il libero professionista, non è tenuto alla cessazione dell’attività. Può, pertanto, continuare a lavorare tranquillamente anche mentre gli viene liquidata la pensione.

Non è richiesto, infatti, che il lavoratore autonomo chiuda la partita IVA per avere diritto a vedersi pagare il primo assegno dall’INPS. Attenzione, però, alcune forme di pensionamento non sono interamente cumulabili con i redditi da pensione. In questo caso, come spiega l’INPS nella pagina dedicata, viene effettuata una trattenuta sulle retribuzioni. Ad esempio per l’assegno ordinario di invalidità al lavoratore autonomo si effettua una trattenuta mensile pari al 30% della quota di pensione che eccede il trattamento minimo INPS. In questo caso, è bene saperlo, tutti i lavori svolti senza il vincolo della subordinazione si riconducono al reddito da lavoro autonomo.

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