Purtroppo i lavoratori autonomi sono i più tartassati in Italia; pagano più tasse dei pensionati e dei lavoratori subordinati.
Il MEF ha messo a disposizione i dati del 2108 e da questi dati emerge una realtà molto negativa per i poveri lavoratori autonomi italiani: a fronte di un IRPEF di poco più di 3.000 euro dei pensionati e di 4.000 euro per i lavoratori subordinati, i professionisti e gli imprenditori pagano in media quasi 5.800 euro di imposte sul reddito.
Il 90% del totale delle imposte sul reddito è versato dai dipendenti e dai pensionati. Questo, come spiega la Cgia, non è dovuto al fatto che i lavoratori autonomi evadono le tasse. Infatti, dipendenti e pensionati sono le due categorie rappresentano l’89% del totale dei contribuenti.
Non tutti sanno però che ci sono 3 consigli per far risparmiare imposte e contributi ai lavoratori autonomi. Ed è possibile rendere il loro carico fiscale più leggero.
Non tutti sanno che ci sono 3 consigli per far risparmiare imposte e contributi a questa categoria di lavoratori, il primo consiglio: aderire al regime forfettario
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Il regime forfettario prevede una tassazione del 5% per i primi cinque anni e, per i successivi, del 15%.
Questo regime fiscale risulta adatto alla propria attività se si prospetta un fatturato annuo non superiore ai 65 mila euro.
Oltre al requisito del fatturato, per entrare a far parte del regime forfettario, bisogna rispettare altri due requisiti.
Quello di non aver svolto attività in proprio nei tre anni precedenti e non aprire un’attività che sia la semplice prosecuzione di un’attività precedente.
C’è molta differenza tra l’aprire una Partita IVA in regime forfettario e aprirne una in regime ordinario. Con il primo, come si può notare, si risparmia.
Il secondo consiglio riguarda i contributi previdenziali
Alle imposte di cui abbiamo parlato prima, bisogna aggiungere anche i contributi previdenziali obbligatori.
Se si è iscritti ad una cassa specifica di professionisti, come la cassa forense per gli avvocati, la cassa dei giornalisti, di solito le percentuali sono inferiori. Invece, se non si ha una cassa specifica, i contributi andranno versati alla Gestione Separata INPS e, purtroppo, in questo caso i contributi superano il 25%.
Se si ha la possibilità, l’ideale sarebbe iscriversi alla cassa specifica della propria professione, altrimenti in questo caso si è obbligati alla Gestione Separata INPS e non c’è modo di risparmiare.
Il terzo consiglio riguarda i costi del commercialista
Il commercialista per un lavoratore autonomo è una figura importantissima e bisogna sceglierla accuratamente ad un consulente che potrebbe fare errori od omissioni.
La spesa del commercialista è un costo fisso che può essere versato mensilmente o, come accade nella maggior parte dei casi, trimestralmente. La parcella che un commercialista fa pagare ad un lavoratore autonomo forfettario va dai 50 euro al mese agli 80.
Molti lavoratori autonomi decidono di risparmiare sulla spesa del commercialista rivolgendosi ad alcuni servizi online, ai quali si ha accesso 24 ore su 24 e che possono arrivare a costare circa 300 euro all’anno; in questo modo si può risparmiare anche più del 50% delle spese di consulenza.
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Attenzione a non commettere questi errori con la dichiarazione dei redditi precompilata