Non solo pensione di reversibilità e assegno di mantenimento ma ecco i presupposti e quando spetta l’assegno di divorzio all’ex coniuge

divorzio

Il legame matrimoniale che stringe moglie e marito crea una connessione particolarmente forte. Questa connessione è capace, da un lato, di coinvolgere soggetti terzi al matrimonio, si pensi alle rispettive famiglie. Dall’altro lato, ha la forza di farsi sentire anche quando il matrimonio finisce. Infatti, gli ex coniugi rimangono tra loro legati da una serie di vincoli soprattutto di carattere gestionale ed economico. Si pensi banalmente agli assegni che il giudice può disporre dall’uno in favore dell’altro oppure l’educazione e il mantenimento dei figli.

Per essere più precisi, la legge prevede una serie di prestazioni economiche che l’ex coniuge deve riconoscere all’altro a seconda delle circostanze. Il primo è l’assegno di mantenimento, riconosciuto da un coniuge all’altro in caso di separazione. La separazione non equivale al divorzio, infatti non viene meno il vincolo matrimoniale. Nella separazione si osserva solo una sospensione degli obblighi che derivano dal matrimonio. Rimane, invece, l’obbligo di assistenza materiale e morale.

Non solo pensione di reversibilità e assegno di mantenimento ma ecco i presupposti e quando spetta l’assegno di divorzio all’ex coniuge

Ed infatti, l’assegno di mantenimento è proprio attuazione di questo dovere, e serve per sostenere economicamente il coniuge più debole finanziariamente. Diverso è, invece, l’assegno di divorzio, già analizzato più volte. Questo spetta all’ex coniuge divorziato. Un tempo serviva per lasciare inalterato il tenore di vita del coniuge economicamente più debole rispetto a quello tenuto durante il matrimonio. Oggi, tale assegno risponde soprattutto ad una funzione retributiva. Nel senso che serve a compensare l’apporto morale e gli sforzi fatti da un coniuge in favore della famiglia, anche rinunciando alle prospettive lavorative.

La pensione di reversibilità è, invece, altra cosa. Si tratta di una misura previdenziale riconosciuta dall’INPS a favore dei superstiti del defunto, che senza il suo apporto economico si troverebbero in difficoltà. È una misura, dunque, soprattutto a carattere assistenziale.

Le posizione della Corte di Cassazione

Interessante in materia di assegno divorzile una ordinanza recente, numero 11817/2022, della Cassazione che è tornata a parlare di presupposti di questo istituto. Dunque, non solo pensione di reversibilità e assegno di mantenimento ma si forniscono ulteriori chiarimenti sull’assegno di divorzio. I giudici ribadiscono che l’assegno divorzile ha una funzione retributiva nel senso che è volto a riequilibrare i rapporti economici dei coniugi in alcuni casi particolari. L’esempio classico è quando uno dei due rimane a casa per occuparsi della famiglia mentre l’altro lavora e porta a casa lo stipendio.

È chiaro che in caso di separazione il coniuge senza lavoro si trova in una situazione economica molto complicata. Egli, però, non è rimasto inerte ma ha lavorato per la famiglia dedicandosi alla casa e ai figli. Dunque, per compensare questo impegno c’è l’assegno divorzile. I giudici spiegano che l’assegno non è automatico, ma l’ex coniuge deve dimostrare questo apporto fornito alla famiglia. Non basta, cioè, provare la disparità di condizione economica con l’ex partner per ottenere l’assegno. Serve anche dimostrare che tale disparità è nata dal suo impegno familiare.

Approfondimento

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