L’APE sociale è una delle misure maggiormente utilizzate per il pensionamento anticipato da quando è stata introdotta. Permette l’accesso ad un età non troppo avanzata, infatti, ma non richiede neanche un numero di anni di contributi troppo elevato. L’unico problema è che possono utilizzarla solo coloro che rientrano in uno dei profili di tutela previsti dalla normativa. Ovvero disoccupati, caregiver, invalidi e gravosi. Ma mentre per tutti gli altri profili tutelati la normativa è piuttosto lineare, per i disoccupati potrebbero esserci problemi. Non sempre a 63 anni si può andare in pensione, vediamo il perché.
L’APE sociale probabilmente rinnovata il prossimo anno
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L’APE sociale è in scadenza il prossimo 31 dicembre ma con molta probabilità sarà rinnovata anche per il prossimo anno. E si potrà, quindi, continuare ad andare in pensione a 63 anni. Come dicevamo, però presenta qualche problema per i disoccupati e cerchiamo di capire perché. È bene sapere, infatti che l’APE sociale a differenza della Quota 41, nei profili di tutela ammette sia i disoccupati a causa di licenziamento che quelli che si trovano in stato di disoccupazione a seguito di scadenza di contratto a tempo indeterminato.
I requisiti da soddisfare nei due casi, però, sono differenti e nel secondo sicuramente molto più difficoltosi per raggiungere il diritto al pensionamento. Cerchiamo di capire come funziona il pensionamento nell’uno e nell’altro caso.
Il pensionamento per i disoccupati che hanno NASPI perché licenziati
La misura permette l’accesso ai disoccupati a seguito di licenziamento che hanno terminato di fruire dell’intera NASPI spettante. Come detto per accedere sono necessari 63 anni di età ed almeno 30 anni di contributi. Anche se per le mamme potrebbero bastare anche solo 28 anni di contributi. Ma inizialmente era richiesto anche che la NASPI fosse terminata da almeno 3 mesi, ma poi questo requisito è stato cancellato. E, quindi, l’accesso alla pensione, ora, è consentito non appena si finisce di fruire dell’indennità di disoccupazione.
Non sempre a 63 anni si può andare in pensione come disoccupati
L’APE sociale, poi, prevede la possibilità di accesso anche ai disoccupati che sono in NASPI per scadenza contratto a termine e non per licenziamento. Ma in questo caso richiede ulteriori requisiti. Ovvero che possa essere vantato un periodo di lavoro a contratto di almeno 18 mesi nei 36 mesi che precedono l’evento di disoccupazione.
Si tratta di un requisito molto stringente che esclude molti lavoratori dalla possibilità di accedere alla misura e, quindi, anche al pensionamento. Soprattutto nei tempi di crisi che corrono oggi in ambito lavorativo.
In molti casi, questa limitazione è definita discriminatoria perché privilegia un tipo di disoccupato rispetto ad un altro. Ma tant’è. L’unico modo per aggirarla è quella di accumulare almeno 18 mesi di lavoro a contratto nei 36 mesi che precedono l’evento di disoccupazione che, poi, porta alla domanda di pensione.