Quando si deve spostare, prelevare o versare denaro in banca conviene armarsi di prudenza e conoscere bene la normativa vigente. Persino compilare in modo incompleto un assegno bancario potrebbe costare un prezzo fin troppo alto per i correntisti. Essere titolare di un conto corrente fornisce una serie di tutela e rappresenta una scelta comoda per la più parte dei risparmiatori. Dall’altro lato tuttavia sottopone il cliente bancario ad una serie di controlli e continue verifiche che espongono al rischio di sanzioni. Del resto sono in arrivo dall’Agenzia delle Entrate multe di oltre 2.000 euro non solo per chi riceve ma anche per chi effettua questi pagamenti.
Chi ha necessità di effettuare un pagamento tramite bonifico bancario deve compilare con molto scrupolo la parte relativa alla causale del trasferimento. Deve pertanto specificare la motivazione per cui una specifica somma di denaro transita dal proprio conto a quello di un altro correntista. Persino tra familiari si raccomanda di specificare la ragione dell’invio di denaro per evitare accertamenti fiscali. Il team di Proiezionidiborsa ha già indicato ad esempio cosa scrivere nella causale del bonifico al figlio senza il rischio di sanzioni e controlli. E pur tuttavia non il bonifico sul conto ma questo prelievo di soldi contanti allerta l’Agenzia delle Entrate e potrebbe innescare accertamenti di natura fiscale. Ciò potrebbe sembrare quasi assurdo dal momento che il Fisco controlla in modo particolare la provenienza dei contanti che un risparmiatore versa sul conto.
Non il bonifico sul conto ma questo prelievo di soldi contanti allerta l’Agenzia delle Entrate
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Oltre a sapere quanti soldi si possono prelevare dal bancomat o dal libretto postale conviene capire ogni quanto ritirare i contanti senza rischi. E ciò perché anche il mancato prelievo di denaro dal conto o dal deposito postale potrebbe rivelare la presenza di contanti in nero. Si presume infatti che ogni contribuente necessiti di una certa somma di denaro per provvedere alle spese di sostentamento. Nello specifico, la circolare INPS 148/2020 riporta l’indicazione relativa all’aggiornamento del minimo vitale nel 2021 che ammonta a 690,42 euro. Il che equivale a dire che tale somma dovrebbe essere sufficiente per rispondere ai bisogni primari e a sostenere i costi di sopravvivenza.
Pertanto è lecito presumere che chi non effettua prelievi o pagamenti elettronici corrispondenti al minimo vitale percepisca entrate non dichiarate. Dal momento che non attinge denaro dal conto o dal libretto si potrà ipotizzare che ricava del danaro che non compare nella dichiarazione reddituale. Ne consegue dunque che persino il contribuente che solo raramente preleva e per di più ritira pochissimo denaro potrebbe subire verifiche fiscali.