Qualcuno aspetta con ansia il rimborso fiscale in busta paga per andare in vacanza. Altri, invece, lo considerano una boccata di ossigeno in questo lungo periodo di crisi iniziata con la pandemia e proseguito con il conflitto in Ucraina.
Nonostante una marea di spese detraibili affrontate nel 2021 e scaricabili dal reddito con il modello 730 2022, non tutti riusciranno a recuperare tutto e subito. Il 730 precompilato, che potrà essere presentato dal 23 maggio, se inviato entro il 31 maggio, prevede i rimborsi in busta paga a luglio. Ma ci sono situazioni che non dipendono dal lavoratore che spostano la data di fruizione dei rimborsi o a volte, li dividono in rate. E non dipendono nemmeno da ipotetici controlli da parte del Fisco sulle dichiarazioni dei redditi.
Niente rimborso 730 a luglio dall’azienda o dall’Agenzia delle Entrate per chi ha questi problemi sul lavoro anche con dichiarazione presentata entro il 31 maggio
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I contribuenti che sono chiamati a presentare al dichiarazione dei redditi a partire dal 23 maggio prossimo, puntano ad avere prima possibile il rimborso fiscale. Infatti, i contribuenti che hanno sostenuto numerose spese detraibili o che hanno pagato più IRPEF di quella effettivamente dovuta, vanno a rimborso.
I tempi tecnici per avere i rimborsi fiscali sono sempre quelli conosciuti ogni anno. Nella busta paga di luglio, per esempio, oppure in quella di agosto. Stesso mese per chi invece essendo pensionato, aspetta il cedolino dell’INPS. Ma se non c’è un sostituto di imposta, come per il disoccupato per esempio, i rimborsi slittano almeno fino a dicembre.
C’è un caso, però, assai frequente, in base al quale il rimborso slitta per “colpa” del datore di lavoro. Niente di illegale o illecito, perché si tratta di una questione fiscale.
L’incapienza fiscale non riguarda solo il lavoratore ma anche il datore di lavoro
Un contribuente incapiente è un contribuente che ha pagato poche tasse sui redditi, a tal punto da non poter ricevere tutto il rimborso IRPEF spettante. In questo caso, infatti, il contribuente può avere decine di migliaia di euro di credito IRPEF senza recuperare nulla dal punto di vista fiscale.
Ma incapiente può esserlo anche il datore di lavoro. I rimborsi in busta paga sono erogati dal datore di lavoro. Non si tratta, però, di un gentile omaggio dell’azienda. Infatti, il datore di lavoro, dopo il pagamento dei rimborsi in busta paga al suo dipendente, li sconta con i conguagli fiscali a suo carico. Il datore di lavoro paga le tasse come le paga il dipendente e sulle tasse vengono scorporati i rimborsi fiscali anticipati ai dipendenti.
È evidente che in assenza di un ammontare di tasse tale da sopportare l’ammontare dei rimborsi da versare nelle buste paga, il datore di lavoro non può adempiere per tempo. In sostanza, niente rimborso 730 a luglio ai lavoratori che hanno un datore di lavoro in queste condizioni. Inoltre, non potranno riceverli nemmeno dall’Agenzia delle Entrate, come invece li ricevono i lavoratori che presentano il modello 730 senza sostituto.
Il datore di lavoro può far slittare la data di accredito dei rimborsi in busta paga ai mesi successivi. Può erogarli a un lavoratore e rinviarli per altri oppure può spezzettarli in rate mensili per diversi mesi.
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