In questi giorni di “ritorno al passato” milioni di italiani hanno ripreso a ripopolare bar e ristoranti. Al punto che per consumare qualcosa presso il locale “in” della città bisogna prenotare altrimenti addio tavolo libero.
La più logica delle deduzioni umane sarebbe la seguente: tanta gente, fatturati e utili a gogò. Niente di più lontano dalla realtà, anzi nessuno immagina che metà di queste imprese sopravvive al massimo 5 anni.
Il variegato mondo della ristorazione
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Il mondo della ristorazione (bar, gelaterie e ristoranti) da sempre affascina i più e al suo interno si trovano profili imprenditoriali tra i più variegati.
Troviamo professionisti del settore che hanno ereditato lavoro e/o azienda. Oppure ex-dipendenti che ambiscono a mettersi in proprio, anche grazie ai contributi all’imprenditoria. Infine non mancano gli investitori, ossia gente avulsa dal mestiere ma desiderosa di diversificare il campo d’azione dei loro business.
Ma è tutto rose e fiori, il luccichio dei faretti dei locali coincide con un ottimo stato di salute di queste piccole attività?
I recenti dati del Fipe in merito a queste attività che muoiono entro i primi 5 anni di vita
A sciogliere il precedente dubbio ci pensa, indirettamente, una recente ricerca Fipe-Confcommercio.
Essa rivela infatti che ogni anno cessa l’attività un numero di bar e ristoranti tra le 20mila e le 25mila unità. Meglio, il loro tasso di sopravvivenza è molto basso: su 100 aziende che nascono, dopo i primi 5 anni di vita ne restano in vita al massimo 45!
Numeri disarmanti che difficilmente la pubblica opinione avrebbe immaginato. Secondo la ricerca Fipe, l’età media di questi pubblici esercizi oscilla sugli 11 anni di vita: 11,4 per i ristoranti, 11,7 per i bar e 13 per le gelaterie.
Cosa spiega questo basso tasso di sopravvivenza?
Alzi la mano chi in vita sua non sia mai stato rapito (anche solo per un attimo) dall’idea di aprire un bar o una gelateria o una tavola calda. Tuttavia, abbiamo visto che solo chi ha particolari doti potrebbe diventare un imprenditore di successo.
Non solo, ma davanti a simili numeri si resta obiettivamente raggelati.
Risulta allora interessante capire da cosa dipende questo elevatissimo tasso di mortalità. La ricerca cita innanzitutto il turn over imprenditoriale molto spinto, ossia il fatto che ci sono trasformazioni molto repentine su questo fronte.
Ancora, dai numeri si ha anche un’idea sul rapporto domanda/offerta, e quindi sullo stato della concorrenza. Al riguardo, oggi in Italia i bar e i ristoranti sono poco meno di 300mila: 127mila bar e 146mila ristoranti. Vale a dire 452 attività per ogni 100mila abitanti contro una media europea che si attesta a 325 (fonte immagine: Fipe). È probabile incidano anche questi numeri.
Nessuno immagina che metà di queste imprese sopravvive al massimo 5 anni
Nel 2020 hanno chiuso la propria attività 22.250 imprenditori. Si tratta di un numero inferiore alle chiusure del 2019 quando si superarono le 26mila chiusure.
Tuttavia, per Fipe bisognerà attendere i prossimi mesi quando terminerà del tutto l’effetto dei provvedimenti di cassa integrazione, ristori e simili. Più un altro elemento: l’estate, che di solito è una stagione propizia per il fatturato di settore (si pensi alle gelaterie per tutti).
Ora, quante di queste attività attenderanno il termine della stagione degli incassi per poi dichiarare game-over? Seguiremo da vicino il trend di questo pezzo importante dell’economia italiana e terremo informati i nostri Lettori.
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