La manovra è stata approvata e il 1 gennaio 2023 entrerà in vigore. Tutte le misure in essa contenute sono state ampiamente illustrate nei giorni passati. Ma forse ancora non si capisce la portata degli interventi dal punto di vista previdenziale. E non si comprende quanti saranno i lavoratori che resteranno, in ogni caso, senza la possibilità di pensionamento. Cerchiamo di capire cosa cambia e chi resta escluso dall’anticipo.
La grande novità del 2023 è senza alcun dubbio la Quota 103. La nuova misura che entrerà in vigore a partire dal 1 gennaio. E che vedrà i primi pensionati del settore privato a partire dal 1 aprile e quelli del settore pubblico dal 1 luglio. Ma misura che dovrebbe essere sotto l’occhio del ciclone è anche l’Opzione donna, ampiamente modificata dalla Manovra. E che lascerà senza pensione tantissime lavoratrici. Nessuna pensione Quota 103 o anticipata per questi lavoratori.
L’assurdità del cambio di anno
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Quest’anno con 64 anni di età e 38 anni di contributi si va tranquillamente in pensione. Il prossimo anno, per assurdo, chi ha 64 anni di età e 40 anni di contributi non potrà andarci. Nonostante raggiunge la Quota 104. Perché servono almeno 41 anni di contributi per uscire con la Quota 103. E neanche se hai 65 anni e 38 anni di contributi potrai andare in pensione. Nonostante raggiungi la Quota 103.
Nei due esempi riportati sopra, l’unica possibilità di pensionamento è quella di rientrare in uno dei profili di tutela previsti dall’APE sociale. Altrimenti niente anticipo. Soprattutto per gli uomini che dovranno obbligatoriamente attendere, in entrambi i casi, il compimento dei 67 anni.
Niente pensione anticipata a chi non ha lavorato molto
Dal prossimo anno l’unico modo per andare in pensione prima è quello di aver lavorato molti anni. La pensione anticipata ordinaria rimane il modo più semplice. L’Opzione donna, così come prevista dalla Manovra, permette il pensionamento ad una manciata di lavoratrici.
L’APE sociale è riservata, come sempre stato, solo ai lavoratori da tutelare. La Quota 103 non è una misura riservata a moltissimi. Chi non ha versato moltissimi anni di contributi, quindi, può scordarsi di anticipare la pensione.
Nessuna pensione Quota 103 o anticipata, ma resta la RITA
Gli unici che potranno continuare a sperare in un’uscita anticipata sono i previdenti. Quelli che hanno pianificato. Quelli che hanno pensato al peggio e hanno provveduto a prepararsi un fondo integrativo. Oggi possono contare, infatti, sulla RITA. La pensione che permette l’uscita a 62 anni per chi è ancora in servizio e a 57 anni per chi è disoccupato. Con soli 20 anni di contributi obbligatori. E con soli 5 anni di contributi versati nel fondo integrativo.
E nei prossimi anni questa potrebbe essere l’unica vera via d’uscita dal mondo del lavoro per chi ha versato pochi anni di contributi. Prima dei 67 anni ovviamente.