Altro che rimborso a luglio con la presentazione del 730 entro il 31 maggio. Molti lavoratori al posto del rimborso riceveranno uno stipendio nettamente tagliato per via di alcune disattenzioni del 2021. A prescindere dalle spese sanitarie da scaricare, dalle rate del mutuo, dalle cure dentistiche. In molti casi nonostante ingenti spese detraibili si finirà a debito con il 730 e spesso con autentici salassi. Perfino chi dovrebbe recuperare le spese per la ristrutturazione edilizia o per il Bonus 110%, rischia di rimanere con un pugno di mosche. E la colpa non può che essere del contribuente, che distrattamente o inconsapevolmente, non ha controllato cosa stesse succedendo al suo reddito durante il 2021.
Nella busta paga di luglio altro che Bonus 200 euro e rimborsi perché arrivano pesanti trattenute per chi ha commesso questo marchiano errore nel 2021
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Lavori stabili e duraturi ormai sono un autentico miraggio. Il precariato e i lavori intermittenti la fanno da padrone da anni. E così i contribuenti che devono presentare il 730 adesso, possono ritrovarsi con due o addirittura più CU (Certificazione unica), cioè l’ex modello CUD. Capita spesso che la presenza di più Certificazioni uniche porti ad un saldo a debito nel 730. Il più delle volte perché la somma di tutti i redditi corrisposti dai vari datori di lavoro supera la soglia dello scaglione che i sostituti di imposta hanno utilizzato per tassare il dipendente durante i mesi di lavoro. In pratica, i datori di lavoro hanno trattenuto l’IRPEF adottando percentuali inferiori a quelle effettivamente previste perché basate esclusivamente sui redditi da loro erogati al dipendente. Ma questo è forse il problema minore. Infatti l’IRPEF è una imposta progressiva che si applica solo sulla parte di reddito eccedente il limite massimo dello scaglio precedente. Il problema grave sono le detrazioni, di cui in alcuni casi un lavoratore beneficia per periodi superiori all’anno intero, cioè superiori ai 365 giorni.
Il problema delle detrazioni nel 730
Le detrazioni per lavoro dipendente sono commisurate ai giorni di lavoro effettivamente svolti. Un lavoratore che ha svolto 180 giorni di lavoro nel 2021, anche part time, gode di 180 giorni di detrazioni. Per i redditi fino a 15.000 euro, tali detrazioni sono pari a 1.880 euro, con un importo minimo di 690 euro che sale a 1.380 euro per chi ha contratto di lavoro a tempo determinato. Se nel 2021 il lavoro part time da 365 giorni è stato svolto per più datori di lavoro, le detrazioni godute sono state per 730 giorni.
E sono detrazioni che il contribuente deve restituire, almeno la metà di quelle sfruttate. Nella busta paga di luglio trattenute in arrivo quindi, ma il problema è a monte. È stato il lavoratore a commettere uno sbaglio grossolano lo scorso anno. Ad almeno uno dei datori di lavoro con cui sono instaurati i rapporti, deve essere comunicato che il godimento delle detrazioni è stato effettuato da un altro datore di lavoro. Lo strumento da utilizzare è previsto dalla Legge. Infatti i datori di lavoro all’atto dell’assunzione e di norma una volta l’anno, chiedono al dipendente la compilazione del “modello DETR”. Un modello che molti considerano utile solo per la parte relativa ai familiari a carico. Invece andrebbe compilato sempre ed a maggior ragione in presenza di più rapporti di lavoro per l’intero anno.
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