La Manovra di Bilancio porta alcune incertezze sul comparto NASpI, poiché restringe di fatto la platea dei potenziali beneficiari. Cosa cambia dal 2025 e perché si parla di “tagliola”.
Introdotta nel 2015 con il Jobs Act di Matteo Renzi, la NASpI è una misura di sostegno economico erogata in favore dei lavoratori che vengono licenziati. Chi perde il lavoro, sia da contratto a tempo indeterminato che determinato o come apprendistato, può accedere a un assegno di disoccupazione.
Per accedere alla NASpI, com’è intuibile, serve rientrare in determinati requisiti. Si parla di lavoratori dipendenti del comparto pubblico e privato, che perdono il lavoro involontariamente o ai quali è terminato il contratto. Chi si dimette, però, non può accedere a questo benefit. La novità consiste nel fatto che dal prossimo anno cambiano le regole e non mancano timori sul fatto che a farne le spese potrebbero essere i lavoratori “sfortunati”.
Di quant’è l’assegno NASpI, a chi spetta e chi lo eroga
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Fino ad oggi, il dipendente licenziato aveva diritto a un assegno mensile di indennità di disoccupazione, pari a circa il 75% dello stipendio percepito durante l’attività lavorativa. Esisteva anche un tetto massimo, nel 2024 stabilito in 1200 euro netti. La durata dell’erogazione del beneficio varia e si calcola in base alla metà del settimane contributive maturate negli ultimi 4 anni di lavoro. Ad esempio, per 1 anno se il dipendente ne ha lavorati 2, o per 12 mesi se il rapporto di lavoro è andato avanti per un anno. Dal sesto mese, l’importo erogato subisce un taglio del 3%.
La NASpI, dunque, è nient’altro che un aiuto economico momentaneo per chi ha perso il lavoro, che così può sopperire alle necessità primarie fino a che non trova un altro impiego. È l’INPS che eroga la prestazione, su domanda dell’interessato. L’attuale Governo, con la Manovra di Bilancio, non ha però concepito un obiettivo volto a ottimizzare le dinamiche della richiesta e/o erogazione, ma ha agito per contrastare i “furbetti del licenziamento”. Sotto la lente dell’ingrandimento troviamo sia i lavoratori che i datori di lavoro.
Cosa sono le “truffe NASpI”
Il Governo si è trovato a dover gestire situazioni fraudolente: parliamo di datori di lavoro che – per non pagare le tasse – hanno licenziato il dipendente, il quale ha poi recepito l’indennità mentre continuava a lavorare in nero. Oppure si sono verificati licenziamenti e ri-assunzioni sospette, probabilmente concordate tra le parti, sempre per evitare il Fisco o per agevolare l’uscita anticipata di un dipendente che “non era più gradito” sul posto di lavoro. Altra casistica sospetta è rappresentata da chi si assenta dal lavoro senza giustificazione in modo da essere licenziato e poi accedere all’indennità di disoccupazione. Da qui, l’esigenza di aggiornare la normativa inerente la NASpI, in modo che atti illegali non potessero più essere attuati.
Cambia la NASpI, ma i lavoratori saranno ugualmente tutelati?
Nel 2025, l’erogazione dell’indennità di disoccupazione sarà più controllata e mirata grazie alle nuove direttive. In sostanza, il sussidio non verrà più concesso a chi perde il lavoro per licenziamento, trova un altro impiego ma poi lo perde prima di aver maturato 13 settimane di contributi.
Non solo: con le nuove norme il lavoratore che si assenta senza giustificazione viene equiparato a chi si licenzia volontariamente. Di conseguenza, non ha più diritto alla NASpI.
Non si può sapere, però, se questa misura concepita per rendere più difficili le truffe ai danni di INPS e Stato, vada a ledere i diritti di quei lavoratori che per mera sfortuna perdono il lavoro due volte nell’arco di poco tempo. Situazione che, in un mercato del lavoro molto altalenante, può verificarsi più spesso di quanto si creda.