Nei rapporti tra banca e cliente un fattore davvero centrale è il principio di trasparenza. Il legislatore parte dal presupposto che il cliente rispetto all’Istituto di credito si trovi in una posizione di debolezza. Non tanto economica quanto giuridica e conoscitiva. E infatti, ha predisposto il Testo Unico Bancario (TUB), un complesso di norme dirette a tutelare i clienti. Una delle forme più importanti di tutela è quella di imporre alle banche degli obblighi informativi.
I contratti bancari devono assicurare ai clienti un’informazione chiara e completa riguardo le operazioni e i servizi offerti e il loro costo. La banca deve fornire ai propri clienti i contratti in supporti scritti e le informazioni fornite devo essere rese comprensibili. Acquista, allora, particolare importanza per la legge la fase in cui il contratto bancario si forma. Non solo, perché il cliente viene tutelato in maniera specifica anche nella fase di esecuzione del contratto.
La spiegazione della giurisprudenza
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La trasparenza e la correttezza è, però, un dovere a cui deve attenersi anche il cliente. La Corte di Cassazione ha affrontato, con il recente provvedimento 8576 del 2022, il rapporto tra banca e cliente in materia di assegni bancari. Spiegando che ove il cliente non rispetti le norme di legge e la buona fede è prevista una multa fino 1.032 euro e reclusione fino a 3 anni.
Come è noto, l’assegno è uno strumento di pagamento che sostituisce il danaro. Infatti ha tre caratteristiche principali, è pagabile a vista, cioè basta la presentazione alla banca per ottenere il pagamento. È un titolo di credito, cioè banalmente può essere trasferito ad altre persone con alcune semplici formalità. L’assegno va presentato in banca entro un certo numero di giorni per il pagamento.
Multa fino a 1.032 euro e reclusione fino a 3 anni oltre a pesanti sanzioni da parte della propria banca per chi commette questa grave violazione della legge
I giudici hanno affrontato il problema riguardante ciò che accade se una persona emette un assegno bancario svuotando, prima del pagamento, il proprio conto. Secondo i giudici emettere un assegno e poi svuotare il proprio conto, con una serie di prelievi bancari, prima del pagamento porta al reato di truffa. Si tratta dell’articolo 640 codice penale. Per trattarsi di truffa, è centrale la presenza degli artifici o raggiri diretti ad ingannare la controparte, e dunque la malafede. Il comportamento di chi emette un assegno e ritira il denaro nel conto con l’intento di evitare il pagamento pone in essere una truffa punibile.
Poniamo il caso in cui la persona in questione emana l’assegno e poi ritira il denaro nel conto per una spesa imprevedibile e urgente. Se ad esempio la spesa fosse necessaria per l’acquisto di un medicinale salvavita, non si avrebbe il reato di truffa. In questo caso manca, infatti, l’artificio o il raggiro diretto ad ingannare la controparte. Un comportamento, come quello descritto, consistente nell’emanare volontariamente un assegno coperto e poi scoprirlo comporta una serie di sanzioni. Non solo, il possibile reato di truffa e quindi multa e reclusione, ma anche azioni esecutive dei creditori. C’è anche la segnalazione della propria banca alla Centrale Rischi con l’impossibilità di accedere a finanziamenti bancari.