Le piante infestanti solitamente sono delle strutture vegetative che non svolgono funzioni utili alle produzioni agricole. Anzi, a volte potrebbero addirittura danneggiare le altre piante, sottraendo loro gran parte dei nutrienti.
Tuttavia, per quanto riguarda la gramigna, abbiamo visto che si può sfruttare a nostro vantaggio durante le coltivazioni. In altri casi, invece, esistono insospettabili piante infestanti che sono commestibili e possono costituire un ottimo pasto. Infatti, come vedremo, molti sradicano e buttano via questa pianta infestante senza sapere che è squisitissima se cucinata in questo modo.
Stiamo parlando del papavero rosso, o rosolaccio, molto comune nei campi di grano, o sui cigli delle strade.
Un salto nel Salento
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Durante l’inverno, in questa magica terra della Puglia, un’usanza molto radicata è quella di raccoglie le piante di papavero non ancora fiorite.
Queste, essendo molto tenere, sono ottime da cuocere e gustare come contorno, anche se con qualche precauzione. Infatti, come riporta l’Istituto Humanitas, le foglie fresche potrebbero provocare effetti come dolori allo stomaco e vomito nei bambini. Infatti, tali piante potrebbero essere tossiche per i bambini e per persone che abbiano determinate patologie. In ogni caso, è sempre meglio consultarsi con il proprio medico di fiducia per avere maggiori informazioni.
Nel Salento, comunque, le foglie di papavero selvatico si cuociono in una maniera molto particolare e gustosa.
Ingredienti per la “fritta”
- 2 kg di germogli di papavero;
- olio extra vergine di oliva;
- sale;
- 4 spicchi d’aglio;
- olive nere;
- peperoncino piccante (facoltativo).
Procedimento
Una volta raccolte, bisogna eliminare il torsolo dalle foglie di “paparina” e lavarle accuratamente per eliminare residui di terra.
Fatto ciò, portiamo a bollore abbondante acqua salata all’interno di un profondo tegame. Qui faremo cuocere a fuoco moderato la nostra verdura per almeno un quarto d’ora, coprendo con un coperchio.
Una volta appassite, possiamo scolarle all’interno di una ciotola e prepariamo nel frattempo un soffritto.
In una padella facciamo riscaldare quindi circa 5 cucchiai di olio EVO, con 4 spicchi d’aglio, il peperoncino e le olive nere. Una volta scaldato l’olio, versiamo nella padella la paparina cotta, mescolando spesso con un mestolo di legno. In questa fase bisogna quasi schiacciare la verdura, fino a ridurla come in purea.
Una volta “fritta” equilibriamo il sapore aggiungendo del sale e serviamo con del pane tostato.
Quindi, molti sradicano e buttano via questa pianta infestante senza sapere che è squisitissima se cucinata in questo modo
Al di fuori del territorio e della tradizione salentina, questa pianta selvatica trova svariati utilizzi in cucina anche nel resto d’Italia.
In Friuli, ad esempio, si raccolgono le foglie intorno alla radice all’inizio della primavera, molto prima che il papavero inizi la sua fioritura. Queste poi vengono lessate e saltate in padella, in un procedimento simile a quello visto sopra. Non è raro però consumarle anche crude all’interno di insalate, dopo averle condite con sale, limone ed olio d’oliva.
Anche in Veneto, la “rosoina” si consuma cruda o all’interno di ottimi risotti.
In Romagna, infine, le “rosole” vengono macerate con il sale per svariate ore e poi inserite all’interno dei “cassoni”, simili alle piadine.