In occasione della Giornata Mondiale senza tabacco dello scorso 31 maggio, l’Istituto Superiore di Sanità ha diffuso un report abbastanza drammatico sul consumo di sigarette. Infatti, secondo gli ultimi rilevamenti, il 24,2% della popolazione si dichiara un fumatore (quasi 1 italiano su 4). Il trend è quindi in crescita rispetto al 2019, quando i fumatori rappresentavano il 22% della popolazione.
Nei maschi si registra un numero più alto di fumatori nell’età compresa tra i 25 ed i 44 anni (42,9%). Nella fascia d’età compresa tra 45 e 64 anni, invece, vi è una prevalenza più alta delle donne (24,5%). Infine, si registra anche un aumento nel consumo di sigarette nei giovanissimi (15-24 anni) che, nel 45,5% dei casi, fumano tra 10 e 19 sigarette al giorno.
Tra le cause principali di questo aumento spicca naturalmente la pandemia, che ha avuto un impatto estremamente negativo sulle nostre vite. Un altro aspetto decisivo, però, è la diffusione di nuovi prodotti del tabacco e delle cosiddette e-cig, ossia le sigarette elettroniche. Molti si chiedono se faccia più male fumare quest’ultima tipologia di sigaretta rispetto a quella classica. Su questi nuovi prodotti è abbastanza diffusa la percezione che siano meno nocivi (o addirittura non dannosi) rispetto alle sigarette tradizionali. In realtà questo sarebbe falso e lo dimostrerebbero anche alcuni recenti studi scientifici.
Molti si chiedono se faccia più male la sigaretta elettronica o quella normale, ma la scienza ha già risposto al riguardo
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Secondo uno studio della University of Southern California, pare che l’espressione genica di chi “svapa” sigarette elettroniche sia molto simile a quella di chi fuma le sigarette tradizionali. In parole povere, chi consuma questi prodotti potrebbe sviluppare alterazioni genetiche in grado di influenzare il rischio di malattie, tra cui il cancro. È risaputo, infatti, che il fumo sia uno dei principali fattori di rischio dei tumori, insieme ad altri, come il consumo di alcol, l’obesità e la sedentarietà.
Lo studio ed i risultati
I ricercatori americani hanno analizzato l’insieme degli RNA messaggeri di 82 adulti dividendoli in 3 gruppi:
- persone che utilizzavano e-cig (alcuni dei quali avevano fatto uso anche di sigarette tradizionali);
- fumatori di sigarette tradizionali che non avevano mai usato e-cig;
- non fumatori.
Il confronto tra i diversi RNA ha rivelato che gli utilizzatori di e-cig mostrerebbero alterazioni di geni che regolano l’attività:
- dei mitocondri, ossia le centrali energetiche della cellula;
- di codifica di alcune proteine coinvolte nelle risposte immunitarie.
La causa di queste alterazioni, dunque, pare sia dovuta all’esposizione a sostanze chimiche presenti nel vapore delle e-cig e nel fumo di sigarette tradizionali. Queste sostanze chimiche, che non sono state ancora identificate con certezza, potrebbero incidere sulla produzione di radicali liberi e/o metalli pesanti. Quindi, molti si chiedono se faccia più male l’una o l’altra sigaretta, ma gli studi appena riportati non lasciano spazio ad ulteriori dubbi.
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