Chi crede che la pensione sia inviolabile e non pignorabile si sbaglia. Anche le pensioni minime possono essere pignorate. Naturalmente esistono dei limiti a questi pignoramenti, perché non si può lasciare un pensionato privo del minimo che gli serve per andare avanti (cosiddetto minimo vitale). E ogni anno il minimo pignorabile cambia perché è adeguato al tasso di inflazione. Resta il fatto che molti non lo sanno ma rischiano di vedersi tagliata la pensione molto facilmente.
Cos’è il pignoramento della pensione
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Un pignoramento altro non è che lo strumento che un creditore ha nei confronti di un debitore per recuperare quanto avanza. E per la pensione nulla di diverso dal momento che un pignoramento dell’assegno sortisce l’effetto di qualsiasi altro pignoramento. Questo evento può riguardare qualsiasi tipo di bene, da quelli immobiliari a quelli mobiliari. E molto diffuso è il pignoramento presso terzi, che poi è quello che riguarda anche le pensioni. In pratica, nel pignoramento presso terzi il creditore ottiene che dei beni del debitore (in genere soldi di stipendio o pensione) siano bloccati alla fonte e usati per saldare il suo credito.
Molti non lo sanno ma rischiano il pignoramento della pensione in questi casi
Con il pignoramento presso terzi su una pensione, il creditore riesce ad ottenere l’espropriazione forzata della pensione direttamente all’INPS. In pratica l’Istituto anziché versare la pensione a chi ha un debito, la blocca (tutta o in parte e in base alle regole prestabilite) e la versa al creditore in base alla decisione di un giudice. Un’alternativa al pignoramento direttamente presso l’INPS è quello presso la banca o l’ufficio postale dove la pensione è in pagamento. Infatti un creditore può attaccare la pensione anche nel momento in cui questa viene caricata in banca.
I limiti e le regole del pignoramento presso terzi della pensione
Molti non lo sanno ma rischiano il pignoramento della pensione anche se limitato da regole a salvaguardia del pensionato. Le regole del pignoramento della pensione sono abbastanza stringenti, altrimenti non sarebbe azzardato parlare di pignoramenti selvaggi. Un pensionato non può subire un pignoramento della pensione che superi l’ammontare dell’assegno sociale previsto per l’anno di riferimento, aumentato del 50%. Questa regola si applica a tutti i trattamenti pensionistici ad esclusione di quelli che hanno una spiccata attitudine assistenziale. Parliamo dell’assegno sociale e delle pensioni di invalidità compresa l’indennità di accompagnamento.
Tornando alle pensioni normali, la parte impignorabile è pari a 1,5 volte l’assegno sociale e quindi per il 2022, fino a 702,15 euro. La pensione può essere pignorata per 1/5 sulla parte eccedente il minimo vitale di 702,15 euro. Significa che su una pensione di 1.000 euro al mese, solo 297,85 euro è la parte attaccabile dai creditori. Quindi, un creditore su un assegno da 1.000 euro al mese, può pignorare soltanto 59,57 euro, sempre al mese.
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