Avevamo già parlato dei comportamenti scorretti tenuti da molti utenti su Facebook e sui social network. Infatti, si è ricordato come siamo entrati ormai nell’era dei social, dove foto, video e notizie circolano ad una velocità incredibile. Molte volte sfuggendo dal controllo dell’utente che li ha diffusi. Questa potenziale “viralità” dei contenuti ha molti vantaggi ma anche molti svantaggi. Infatti, permette di ottenere visibilità e fama in pochissimo tempo, ma d’altra parte impedisce di mantenere la più basilare privacy.
Minimo 516 euro di multa e fino a 3 anni di reclusione per l’utente che si comporta in questo modo su Facebook
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Tra i molti comportamenti scorretti diffusi nei social e su Facebook, uno particolarmente popolare è l’insulto. Infatti, molti utenti condividono spesso, attraverso le proprie pagine, una serie di improperi diretti ad altre persone, famose e non famose. Bisogna conoscere la distinzione tra ingiuria, depenalizzata ed oggi semplice illecito civile, e diffamazione, che è un vero e proprio reato. L’ingiuria è il semplice insulto che una persona rivolge ad un’altra faccia a faccia.
L’equivalente virtuale dell’ingiuria, come insulto tra presenti, è un’offesa rivolta da un soggetto ad un altro in una chat privata. Se l’ingiuria crea un danno a chi la riceve, anche di tipo non patrimoniale, è possibile chiedere al giudice il risarcimento dei danni. Diverso il caso della diffamazione. Questa consiste sempre in un insulto ma con l’offeso assente ed in presenza di un minimo di due presone.
La sentenza della Corte di Cassazione
Il codice penale sanziona la diffamazione come un vero e proprio reato. Infatti, la legge punisce chiunque, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione. La sanzione è la reclusione fino ad un anno e la multa fino a 1.032 euro. Come ricordato, i social sono eccezionali casse di risonanza e danno la possibilità a milioni di persone in poco tempo di conoscere una foto, un video o un post.
Dunque, bisogna fare estrema attenzione a ciò che si pubblica nei social. È previsto minimo 516 euro di multa e fino a 3 anni di reclusione per l’utente che diffonde insulti su Facebook. Lo ricorda la Cassazione con una recentissima sentenza, numero 12826 del 2022. I giudici spiegano che costituisce diffamazione aggravata, articolo 595 del codice penale, il comportamento di chi definisce un’altra persona in un post “bimbominkia”. Perché, nel linguaggio gergale, equivale ad attribuire alla persona offesa un quoziente intellettivo sotto la media. La diffusione sui social costituisce diffamazione recata a mezzo stampa e, dunque, configura il reato di diffamazione aggravata.
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