Meta: le fake news rallentano la scalata in Borsa? La disinformazione fa crollare il titolo

Meta: le fake news rallentano la scalata in Borsa? La disinformazione fa crollare il titolo

Meta, la nota azienda guidata da Mark Zuckerberg, ha deciso di dare una svolta alla politica di moderazione dei contenuti, al fine di consolidare la leadership nel settore dei social media. Nel dettaglio, ha deciso di ridurre le politiche di moderazione su Facebook e Instagram e interrompere il programma di fact-checking di terze parti.

Meta ha anche annunciato di voler incrementare l’utilizzo all’Intelligenza Artificiale generativa, per offrire agli utenti nuovi strumenti per la creazione e la pubblicazione dei contenuti. Ma questi cambiamenti potrebbero avere un impatto significativo sul mercato azionario.

Il titolo Meta Platforms è stato caratterizzato da un fortissimo rally nell’ultimo biennio; questo risultato, tuttavia, rischierebbe di essere vanificato in seguito al brusco calo subito nell’ultimo mese. E la causa di questa crisi sarebbe da rinvenire proprio nelle modifiche che sono state apportate.

Nuova politica di moderazione dei contenuti Meta: i cambiamenti più significativi

Dal 18 marzo, Meta ha deciso di cambiare le politiche di moderazione dei contenuti, puntando su una maggiore sensibilizzazione degli utenti, tramite le “Note della comunità“. Lo scopo primario è consentire la diffusione di una pluralità di differenti contenuti. La novità, tuttavia, ha sollevato una serie di polemiche, perché rischierebbe di alimentare la disinformazione, le fake news e i messaggi di odio su Facebook, Instagram e Threads.

Nuova politica di moderazione dei contenuti Meta: i cambiamenti più significativi

Nuova politica di moderazione dei contenuti Meta: i cambiamenti più significativi

I cambiamenti arrivano, inoltre, in un momento non propriamente felice per la società, che sta facendo i conti con un improvviso trend al ribasso in Borsa. Dopo la crisi dell’ottobre 2022 (quando il titolo raggiunse la quotazione più bassa degli ultimi sette anni, a 93,16 dollari), Meta è riuscita a risollevarsi, fino al picco storico di febbraio, quando il titolo ha raggiunto quota 736,67 dollari.

Da quel momento, è iniziato un nuovo ribasso, che ha visto un crollo del 16% in pochissime settimane. Gli analisti si chiedono se la sottovalutazione del titolo sia dovuta alla nuova politica di moderazione dell’azienda oppure se, semplicemente, si innesti nel contesto macroeconomico statunitense e globale di forte incertezza.

Multe milionarie per evitare fake news: l’Unione Europea contro Meta

Secondo l’analista Jennifer Vieno, il pericolo della diffusione delle fake news inciderebbe notevolmente sulle sorti finanziarie di Meta, che potrebbe essere costretta a introdurre nuovi regolamenti o sottostare a multe o sanzioni per le violazioni derivanti dalla nuova politica. In particolare, potrebbe dover fare i conti con è il Digital Services Act (DSA) dell’Unione Europea.

Tale normativa prevede l’obbligo, per tutte le piattaforme online, di combattere “la disinformazione e la manipolazione elettorale, la violenza informatica contro le donne o i danni ai minori online“. In caso contrario, si rischiano multe fino al 6% del fatturato complessivo. Considerando che, nel 2024, il fatturato di Meta è stato di 164,5 miliardi di dollari, l’accertamento di una possibile violazione da parte di Facebook e Instagram comporterebbe una gravissima perdita economica per la società.

In realtà, non sarebbe la prima volta, per Meta, subire multe dall’Unione Europea; già nel 2018 era stata multata con una sanzione di 263 milioni di dollari, per violazione dei dati. In ogni caso, al momento la variazione delle politiche di moderazione interessa solo gli Stati Uniti e, prima di un’espansione delle nuove norme, è probabile che Mark Zuckerberg chieda aiuto al Governo USA o alle aziende del settore tecnologico per capire come eliminare eventuali problematiche.

Stop alla pubblicità sui social Meta? Il rischio potrebbe diventare reale

Ma i pericoli di un crollo finanziario sarebbero elevati nel caso in cui le modifiche apportate da Meta portino a una minore interazione da parte degli utenti, perché questo avrebbe degli impatti sulla pubblicità che, attualmente, costituisce il 97% delle entrate. Per Facebook e Instagram si teme un processo simile a quello che sta investendo X. Alcune aziende, infatti, avrebbero deciso di interrompere momentaneamente gli annunci pubblicitari sulla piattaforma di Elon Musk dopo la pubblicazione di alcuni post antisemiti.

A differenza di X, Meta ha pubblicità provenienti soprattutto da medie e piccole imprese. Questo elemento potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio nel lungo periodo, perché le incertezze macroeconomiche potrebbero gravare sulle piccole imprese e sulla loro capacità di investire nelle pubblicità. Per questo motivo, non rimane che attendere i possibili accordi tra Meta, Governo statunitense e le altre Big Tech.

Le informazioni riportate in questo articolo sono a scopo divulgativo e non devono essere intese come raccomandazioni o suggerimenti d’investimento. I dati sono ottenuti da fonti considerate affidabili. Tuttavia, la loro accuratezza, completezza o affidabilità non possono essere garantite.

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