Lo strumento principe di ogni cittadino e lavoratore nel gestire i soldi passa per il conto corrente. Si tratta di un formidabile strumento di pagamento utile per l’accredito dello stipendio o pensione e la domiciliazione delle utenze. Oppure per gestire i bonifici in entrata e in uscita, emettere e versare assegni, aprire il dossier titoli ed investire. Inoltre al conto sono agganciate anche carte di credito e/o debito.
Insomma, se non ci fosse andrebbe inventato, ed è quasi impossibile vivere senza averne uno. Tuttavia, spesso il vero dilemma è un altro, ossia è meglio mettere i soldi in banca o alle Poste?
Come scegliere un conto corrente bancario
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In verità non esiste risposta secca e univoca per tutti i casi. Tutto dipende dai parametri che si analizzano, fermo restando un elemento-sorpresa che vedremo poi.
La scelta può basarsi sul costo del prodotto proposto o sulla tipologia dei servizi offerti. Altrettanto importanti sono la garanzia offerta dall’intermediario, l’eventuale presenza territoriale dell’operatore, il livello di assistenza alla clientela.
Partendo dai costi, i c/c più economici sono i conti online, poi abbiamo quelli postali (gratis per 12 mesi ad alcune condizioni) e infine i conti bancari tradizionali. Quanto ai servizi offerti, molto dipende dalle esigenze del correntista. Ad esempio da quanti bonifici si fanno, se è previsto un prezzo a pacchetto o se i servizi sono prezzati singolarmente, etc.
Detta diversamente, il solo costo del canone annuo è poco indicativo. Occorre capire cosa contiene e cosa è escluso e se i servizi a noi utili sono ricompresi nel canone di base o no.
Meglio mettere i soldi in banca o alle Poste e dove si guadagna di più?
Per un correntista con attività economica, o poco avvezzo a internet o avanti negli anni, potrebbe essere determinante la presenza territoriale dell’intermediario. Al riguardo Poste Italiane parte da una posizione di netto vantaggio, considerata la rete degli sportelli di cui dispone.
Altro capitolo importante è quello della sicurezza, ossia chi garantisce il deposito in caso di fallimento. Gli istituti di credito aderiscono al FITD (Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi) e garantiscono i soldi fino a 100mila euro. Quindi un eventuale fallimento della banca copre il correntista fino a quella somma. Quella eccedente, invece, potrebbe andare persa.
La garanzia offerta dalle Poste è elevata, considerato che ad esempio i libretti di risparmio e i buoni postali sono garantiti dallo Stato. Questa circostanza potrebbe far gola ai risparmiatori con capitali consistenti.
Dove si guadagna di più tra banca e Poste?
Un altro elemento chiave su cui impostare la scelta tra banca o Poste chiama in causa le opportunità di guadagno. Detta in termini spicci, dove si guadagna di più?
Oggi sulle giacenze in c/c non si guadagna nulla, considerato che sono quasi tutti conti infruttiferi. Tuttavia, è la domanda di cui sopra che è mal posta.
Le potenziali entrate dipendono in minima parte dall’intermediario (specie sul lato dei costi) e in gran parte dallo strumento scelto. Cioè è il prodotto d’investimento che fa la differenza maggiore, non l’intermediario (o per lo meno non più di tanto). Fermo restando che rischio e rendimento vanno a braccetto, cioè i potenziali guadagni salgono al crescere del rischio.
Questo non vuol dire che bisogna per forza esporsi a prodotti pericolosi o non sapere cosa realmente si sta scegliendo. Basterebbe trovare il giusto compromesso tra rischio, durata e rendimento e non lasciare liquidi sul conto più del necessario.
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