Nel 2023 ci saranno lavoratori che riusciranno ad andare in pensione all’età di 65 anni. Significa due anni in anticipo rispetto ai requisiti ordinari che hanno, nei 67 anni, l’età pensionabile. Per esempio, con l’approvazione della Legge di Bilancio 2023, è stata varata la nuova Quota 103. Una misura che ha nei 62 anni la soglia minima come età anagrafica ed ha nei 41 anni di contributi l’altrettanto minima soglia dei contributi versati.
Non è azzardato ipotizzare che ci siano soggetti che proprio grazie a questa misura riusciranno a porre fine alla loro carriera, anche se ad una età più avanzata rispetto ai 62 anni previsti. Molti nati nel 1958 potrebbero trovare utile questa soluzione già nel 2023. Ma bisogna fare bene i calcoli e capire se ci sono vie alternative al pensionamento, che comunque consentono lo stesso di lasciare il lavoro.
Meglio la NASPI o la pensione a 65 anni, perché molti potrebbero dover scegliere
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La nuova Quota 103 è una misura che consente di uscire dal lavoro con 41 anni di contributi e quindi, per i maschi, con una carriera di un anno e 10 mesi più corta rispetto alla pensione anticipata ordinaria. Se il lavoratore interessato ha già completato i 65 anni, oltre che a circa due anni dalla pensione anticipata ordinaria, si trova anche a 2 anni dalla pensione di vecchiaia altrettanto ordinaria.
Uscire due anni prima può essere una soluzione allettante. Ma c’è dell’altro. Infatti c’è chi, in caso di perdita del lavoro, può godere anche della NASPI, che è l’indennità per disoccupati involontari dell’INPS. E, udite udite, per chi ha una carriera iniziata non più tardi del 1° gennaio 2019, la NASPI teoricamente spettante può arrivare a 24 mesi. Una cosa questa che apre alla domanda se sia meglio la NASPI o la pensione a 65 anni con la nuova Quota 103.
La NASPI e la Quota 103, misure a confronto
Andare in pensione prima o sfruttare prima due anni di disoccupazione indennizzata da parte dell’INPS. Questo può essere il bivio a cui molti nati nel 1958 si troveranno nel momento in cui potrebbero aver completato i 65 anni di età. Andare in NASPI potrebbe essere da un lato conveniente, mentre da un altro lato l’esatto opposto. Per esempio, due anni di NASPI potrebbero essere utili anche ad aggiungere due anni di contribuzione figurativa al proprio montante contributivo. E questo significa che rimandare di due anni circa la pensione porterebbe ad un assegno più alto. Ma va considerato che la NASPI viene liquidata in misura pari al 75% della media degli stipendi degli ultimi 4 anni. E che dopo i primi mesi di fruizione l’assegno cala del 3% al mese. Significa una netta riduzione di reddito negli ultimi mesi di beneficio.