Per il risparmiatore spesso il problema principale non è tanto la mancanza di un capitale da investire, quanto la scelta sul dove farlo. Il mercato pullula di offerte e non sempre sono chiari i pro e i contro di un prodotto rispetto a uno concorrente.
Consideriamo adesso due strumenti d’investimento molto comuni per capire come sceglierli al meglio. Cioè quando è meglio investire 10.000 euro nel buono ordinario o nel conto nato per valorizzare i risparmi, ossia il conto deposito?
I pro e i contro del buono ordinario
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Per capire cosa scegliere e come regolarsi, occorre anzitutto vedere come funzionano questi prodotti.
Il buono ordinario (BO) rientra nella scuderia dei prodotti emessi da Cassa Depositi e Prestiti, che si finanzia tramite il risparmio postale. Esso gode quindi della garanzia dello Stato sul capitale versato e non prevede costi di acquisto, gestione e rimborso.
Al riguardo la scadenza naturale del prodotto è fissata a 20 anni. Tuttavia, il BO gode della piena flessibilità del rimborso in qualsiasi momento ma sempre entro i termini di prescrizione. Inoltre non fa perdere gli interessi maturati, considerato che il titolo li riconosce dopo 1 anno dalla sottoscrizione e poi ad ogni bimestre. Ovviamente gli interessi sono riconosciuti insieme al rimborso del titolo.
Il taglio minimo di sottoscrizione è pari a 50 euro e relativi multipli, e si acquistano tanto online quanto presso l’ufficio postale.
Quanto agli interessi, essi sono fissi e crescenti e tassati al 12,50%, oltre agli oneri di natura fiscale. Si parte dallo 0,50% di rendimento effettivo lordo alla fine del 1° anno e si sale a 0,55% nel 2°, a 0,70% nel 3°, lo 0,90% nel 4° e all’1,07% nel 5°. I guadagni lordi crescono al passare del tempo (step-up), fino al 2,00% nel 20° e ultimo anno di possesso del titolo.
Meglio investire 10.000 euro nel buono ordinario o nel conto deposito libero
Il conto deposito (CD) invece è un conto ben distinto e separato dal conto corrente. In questa sede, in particolare, consideriamo il conto deposito libero perché più affine al BO solo in relazione alla libertà di disinvestimento. Poi per il resto i due strumenti divergono per durata (molto più lunga quella del BO), emittente, tassazione, garanzia.
Rispetto al CD vincolato, nel prodotto libero il risparmiatore conserva la piena libertà di uscire dall’investimento a proprio piacimento. Sotto questo punto di vista, quindi, la soluzione è relativamente simile a quella del nostro buono.
Il suo scopo è quello di remunerare i soldi in eccedenza presenti sul c/c. Lo strumento offre garanzia sul capitale fino a 100mila euro e, quasi sempre, prevede assenza di costi di apertura, gestione e chiusura.
Poi c’è la presenza di un rendimento attivo, che sale all’aumentare della durata del deposito. Si tratta tuttavia di strumenti perfetti per la breve durata, che può andare dai pochi mesi a qualche anno.
Cosa scegliere tra le due soluzioni d’investimento?
Se il capitale da depositare è ingente, meglio preferire la garanzia del BO. Se invece la durata del deposito è una questione di pochi semestri, meglio il CD. Viceversa se la durata è incerta, con il rischio di protrarla nel tempo, meglio rifugiarsi nel buono. Anche la tassazione dei guadagni depone a favore del prodotto postale, considerata l’aliquota al 12,50% contro quella del 26% del CD.
Per il resto si tratta di strumenti entrambi privi di costi e con ampi margini di manovra in termini di disinvestimento, anche anticipato.
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