In primavera ed estate si vive molto all’aria aperta. Per questo si potrebbe essere soggetti a questa infezione che nel 70% dei casi è asintomatica. Febbre improvvisa, nausea, vomito e confusione mentale sarebbero sintomi da attenzionare.
L’encefalite primaverile estiva trova la sua causa scatenante nel morso delle Ixodes ricinus e persulcatus, zecche coriacee che possono essere importanti vettori di malattie. Vediamo insieme cosa potrebbe accadere.
Mal di testa, stanchezza e dolori potrebbero essere i sintomi di questa encefalite primaverile e estiva molto pericolosa
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Parliamo di una malattia virale che potrebbe essere trasmessa dal morso di zecche infette. La maggiore incidenza nel periodo primavera-estate sarebbe dovuta alla maggiore attività biologica di questo insetto. Non sempre ci si accorge della puntura. La zecca infatti anestetizzerebbe la sede del morso con la saliva.
L’incubazione media sarebbe di 8 giorni ma in alcuni casi potrebbe arrivare a 28 giorni. Nel 30% dei casi si potrebbero verificare degli stati simil influenzali che, dopo qualche giorno, regredirebbero senza lasciare strascichi.
Ma non sempre è così. Esisterebbe una piccola percentuale di casi in cui, dopo una prima remissione dei sintomi, si assisterebbe ad un peggioramento. Questa malattia infettiva virale potrebbe infatti colpire il sistema nervoso centrale causando sintomi neurologici prolungati e, in alcuni casi, addirittura la morte.
Le aree endemiche sono in espansione a causa di viaggi e spostamenti
L’Istituto Superiore di Sanità evidenzia che anche le zecche del cane e le zecche Haemaphysalis potrebbero trasmettere la malattia. Esistono ormai molte zone endemiche in Europa e l’Italia è tra queste. Il vaccino è entrato in commercio nel nostro Paese all’inizio del 2006 e prevede la somministrazione in diverse dosi a partire dalla nascita. Esiste anche la possibilità di eseguire una vaccinazione più accelerata ma non sarebbe garantita uguale copertura. Se si verificano mal di testa, stanchezza e dolori dopo aver sostato in zone potenzialmente a rischio, sarebbe opportuno rivolgersi al proprio medico curante.
Una recente ricerca trentina condotta dalla fondazione Edumund Mach ha sottolineato che potrebbe esserci una connessione tra encefalite e pollini. In particolare, i ricercatori hanno notato che la quantità di polline di faggi, querce e carpini neri contribuiscono a far aumentare i casi di TBE. Secondo il loro studio l’aumento dei pollini comporterebbe un aumento dei casi di encefalite due anni dopo.
Avendo registrato un incremento dei pollini nel 2020, riterrebbero attendibile un aumento di encefaliti da zecca per il 2022. Questo studio si baserebbe su una concatenazione di eventi. L’aumento del polline sarebbe collegato all’aumentata produzione di semi. Questi sono cibo per i roditori che, avendo un picco demografico, incrementerebbero la circolazione del virus anche attraverso le zecche.
È bene dunque prestare attenzione, in particolare dopo escursioni in ambienti a rischio. Controllando bene la propria cute e gli indumenti si dovrebbe allontanare la possibilità di morsi di zecca ed eventuali conseguenze dannose.
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