Lo stratagemma per aumentare l’assegno pensione e guadagnare di più dello stipendio 

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L’assegno pensione è sempre più basso e le nuove prospettive di riforma pensioni non sembrano migliorare tale situazione. Le nuove proposte sembrano orientarsi verso  misure pensionistiche calcolate con il sistema contributivo. Quindi, con un netto taglio sull’assegno. Ma esiste lo stratagemma per aumentare l’assegno pensione e guadagnare di più dello stipendio. Infatti, se si fanno due calcoli e si incomincia in tempo è possibile ottenere una pensione più alta dello stipendio che attualmente si percepisce. Ma vediamo cosa fare.

Lo stratagemma per aumentare l’assegno pensione e guadagnare di più dello stipendio

Per aumentare l’assegno pensione si consiglia di aderire ad un fondo pensione.

Come precisa la Covip, ai fondi pensione aperti possono aderire tutti, lavoratori dipendenti del settore privato e pubblico. Ma anche i professionisti e i lavoratori autonomi. I fondi complementari italiani nel mese di maggio hanno ottenuti ottimi rendimenti, migliori della rivalutazione del TFR in azienda.

L’adesione al fondo pensione aperti  permette di formare una pensione complementare. Con i rendimenti del fondo, il capitale investito non si deprezza. Inoltre, permette di ottenere un assegno cospicuo all’età pensionabile che è associato alla pensione anticipata o di vecchiaia.

Questo sistema è eccezionale e permette anche la pensione a 57 anni con i fondi pensioni e rendimenti al 3,1%.

Per accedere alla pensione a 57 anni o a 62 anni di età, bisogna aderire ad un fondo pensione che prevede la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA). Qui tutte le informazioni: come uscire dal  lavoro a 57 anni con un assegno fino alla pensione di vecchiaia. 

I rendimenti dei fondi pensioni

Lo scorso anno i fondi pensioni sono riusciti a reggere l’impatto economico della pandemia Covid.

Infatti, i rendimenti sono comunque in crescita sia per i fondi negoziali sia per i fondi aperti. Hanno guadagnato al netto dei costi di gestione e fiscali, rispettivamente il 3,1% e il 2,9%.

Diversamente dal TFR che si è rivalutato appena dell’1,2%. Anche se più volte è dimostrato la convenienza in questo investimento a lungo termine, l’adesione ai fondi è ancora bassa.

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