Una delle minacce più evidenti per il nostro pianeta, per la natura e per gli esseri umani che lo abitano, è sicuramente l’inquinamento ambientale. Esistono vari tipi di inquinamento, che si intrecciano tra loro, come quello acustico, termico, elettromagnetico e atmosferico. Quest’ultimo, in particolare, è dovuto principalmente all’estrazione, alla lavorazione e all’uso dei combustibili fossili.
Le aree più inquinate del nostro pianeta sono quelle urbane, in cui si producono smog, inquinamento industriale, polveri sottili e così via. Tutte queste componenti innescano delle alterazioni permanenti dell’ambiente, provocando anche svariati effetti devastanti sul clima.
Non solo ambiente e clima, ma anche salute
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Oltre all’ambiente, però, l’inquinamento provocherebbe diversi danni alla salute degli esseri umani che ne sono direttamente esposti. Ad esempio, è ormai noto da decenni che l’accumulo di agenti inquinanti e la durata dell’esposizione contribuirebbero alla comparsa di diverse patologie legate ai polmoni. Soltanto con una breve esposizione all’aria inquinata, ad esempio, potrebbero manifestarsi irritazioni alle vie respiratorie, insufficienza respiratoria, asma, bronchiti e altri tipi di infiammazione.
Tuttavia, negli ultimi anni, alcune evidenze scientifiche avrebbero riscontrato una chiara correlazione tra inquinamento e malattie cardiovascolari. Infatti, secondo un recente studio, presentato al congresso dell’European Society of Cardiology (ESC) a Barcellona, vivere in zone inquinate aumenterebbe anche il rischio di infarto e ictus.
L‘inquinamento provocherebbe diversi danni alla salute e non solo ai polmoni
Altri studi, invece, hanno cercato di identificare una sorta di “identikit” delle giornate più a rischio per il cuore. Allo stesso congresso, un gruppo di ricercatori tedeschi del Berlin Brandenburg Myocardial Infarction Registry (B2HIR), ha svolto delle analisi in questo senso ed i risultati sarebbero eclatanti.
L’indagine si è svolta incrociando i dati relativi a circa 18.000 infarti, avvenuti tra il 2008 e il 2014, e quelli relativi a determinate condizioni atmosferiche. In particolare, sono stati presi in considerazione: la temperatura giornaliera, i livelli di ossido nitrico e quelli di particolato atmosferico.
Trascurando alcuni fattori confondenti, da questa indagine è emerso che gli infarti sarebbero più frequenti:
- nelle giornate in cui si registrano maggiori livelli di ossido nitrico;
- nel giorno seguente ad almeno 3 giornate consecutive caratterizzate da elevati livelli di polveri sottili nell’aria (PM);
- nelle giornate con temperature più fredde.
Stando a quanto emerso da questi studi osservazionali, quindi, sarebbe plausibile supporre che l’inquinamento atmosferico rappresenti un fattore di rischio per l’infarto del miocardio. Questo perché gli agenti inquinanti promuoverebbero una condizione di infiammazione associata a ictus e infarti.
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