L’INPS versa 5 anni o più di contributi aggiuntivi e non serve pagare spese di accredito

INPS

L’attuale panorama lavorativo si presenta sempre più spesso discontinuo e variegato per i contribuenti. Sono tantissimi i lavoratori che nel corso della vita lavorativa cambiano impiego, azienda o vivono periodi di non lavoro. Gli esempi più classici riguardano la disoccupazione, la cassa integrazione o i periodi di congedo legati a motivazioni sanitarie o di cura. Quando si avvicina il  pensionamento bisogna tuttavia fare i conti con il montante contributivo sul quale poter contare per accedere al collocamento in quiescenza. In simili circostanze è utile sapere che è possibile fruire di alcune specifiche tutele assicurative. Difatti l’INPS versa 5 anni o più di contributi aggiuntivi e non serve pagare spese di accredito per periodi di assenza dal lavoro precisi. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta e quando l’accredito avviene automaticamente o serve inoltrare una richiesta.

Le agevolazioni per chi va in pensione

Il pensionamento rappresenta a tutti gli effetti un momento della vita in cui è necessario ristrutturare le proprie giornate e la propria routine quotidiana. Alcune persone non vedono l’ora di raggiungere questo obiettivo per dedicarsi alla famiglia e ai nipotini, altri invece preferiscono avventurarsi in una diversa esperienza professionale. Se gli anni di lavoro non sono così tanti e sembrano piuttosto discontinui, è possibile farsi accreditare in alcuni casi fino a 6 anni di contributi per la pensione per gli anni di studio universitario sfruttando il riscatto agevolato. Quando invece si percepisce il cedolino pensione, è bene sfruttare bene gli accrediti contributi per non perdere soldi. Difatti, molti pensionati non sanno che hanno diritto al supplemento sulle pensioni INPS in determinati casi. Se invece per un certo periodo non si ha avuto la possibilità di lavorare e accumulare contributi, che si può fare?

L’INPS versa 5 anni o più di contributi aggiuntivi e non serve pagare spese di accredito

In alcuni momenti della carriera lavorativa il contribuente può contare sull’accredito dei contributi figurativi. Si tratta di contributi introdotti dalla Legge n. 155/1981 che si riconoscono senza alcun onere finanziario. Ciò significa che non si dovrà mettere mano al portafogli per ottenerli sul proprio montante. Si tratta di una copertura fittizia che però ha valore sul calcolo del diritto alla pensione dei lavoratori del settore privato e pubblico. I classici esempi riguardano i periodi di disoccupazione, servizio militare, cassa integrazione gravidanza o puerperio, maternità, aspettativa e congedo o permessi Legge 104. Spesso l’INPS accredita automaticamente i contributi spettanti, oppure richiede una specifica istanza da parte del lavoratore in determinate circostanze. Circa queste ultime abbiamo fornito un elenco completo nell’articolo “I 7 casi in cui l’INPS versa gratis i contributi per la pensione”.

Le eccezioni

Nella generalità dei casi non esistono termini per presentare la richiesta di accredito, in altri avviene direttamente dall’INPS. Relativamente al numero massimo di periodi accreditabili, il nostro ordinamento non prevede dei veri e propri limiti. Fanno eccezione solo i lavoratori per i quali al 31/12/1992 non risulti alcuna contribuzione. Questi ultimi, per maturare il diritto alla pensione anticipata non possono superare il limite di 5 anni di contributi figurativi. Nel resto dei casi, invece, non vi è un limite di cumulo.

L’unica limitazione riguarda non già la contribuzione complessiva, ma quella associata ai singoli eventi. Per fare un esempio, i periodi di malattia o infortunio possono raggiungere un massimo di 95 settimane dell’intera vita assicurativa. I periodi di maternità non possono superare in totale i 6 mesi per l’accredito. Tutti questi contributi possono assumere valore tanto per il diritto alla pensione quanto per il calcolo della misura. È bene informarsi se il trattamento previdenziale al quale si vuole accedere considera anche questi periodi nel computo.

Approfondimento

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