L’attuale panorama lavorativo sta letteralmente modificando l’immagine del lavoratore tipico. Se alcuni decenni fa chi completava un percorso di formazione poteva quasi naturalmente ricevere un impiego a tempo indeterminato, oggi la realtà è assai differente.
Il lavoro diventa sempre più smart e le richieste di specializzazione e formazione continua sono una costante. Per questo motivo può accadere di frequente che si cambi impiego, città o persino nazione per svolgere diversi e numerosi lavori. In quest’ottica appare chiaro come il sistema previdenziale non possa non tener conto di simili discontinuità. In tal senso, alcune misure possono garantire delle tutele alle lavoratrici che oltre al lavoro spesso si occupano anche della famiglia. L’INPS versa 22 settimane di contributi aggiuntivi alle donne che ne fanno domanda ai fini della pensione.
Quali agevolazioni pensionistiche ci sono per le donne
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Le possibilità di collocamento in quiescenza per le donne lavoratrici o impegnate nel lavoro domestico sono diverse e numerose. Chi ha intenzione di lasciare il mondo del lavoro già a 63 anni ed ha avuto dei figli, può ad esempio fruire di specifiche agevolazioni. In questi casi l’INPS versa fino a 2 anni di contributi in più alle donne che ne fanno richiesta. Anche le contribuenti che si sono dedicate alla cura della casa e della famiglia in taluni casi possono percepire una propria pensione.
In precedente articolo a tal proposito spiegato quali sono i 5 tipi di pensione INPS che le casalinghe possono ricevere. A volte, proprio l’arrivo dei figli può determinare una certa discontinuità lavorativa che si traduce in periodi in cui non si abbia un impiego retribuito. Se durante e dopo la gravidanza la neo mamma non ha impiego, può ricevere la contribuzione figurativa al pari della lavoratrice in continuità di lavoro?
L’INPS versa 22 settimane di contributi aggiuntivi alle donne che ne fanno domanda ai fini della pensione
Alla madre in dolce attesa spetta solitamente un periodo di congedo obbligatorio coperto da contribuzione figurativa, in costanza di rapporto di lavoro. Questo è quanto stabilisce l’articolo 25 del D. Lgs. n. 151/2001. Generalmente, tale congedo si traduce in un periodo pari a 5 mesi, ossia 22 settimane di congedo coperto da contributi utili ai fini pensionistici. La medesima norma stabilisce che anche per i periodi di maternità fuori dal rapporto di lavoro valgano le stesse regole.
In questo caso, il riconoscimento del diritto è legato alla presentazione di istanza e ad un onere che l’interessata deve corrispondere a copertura dei contributi. Al momento della domanda è necessario che la lavoratrice certifichi il possesso di almeno 5 anni di contributi versati in costanza di rapporto lavorativo. Al momento della domanda l’INPS richiede che la lavoratrice risulti impiegata e non sia titolare di una trattamento pensionistico, eccetto pensione o assegno di invalidità. Per ciascun periodo di maternità è possibile riscattare fino a 22 settimane di contributi che si potranno conteggiare nel calcolo del diritto alla pensione.
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