I titolari di pensioni che registrano importi molto bassi, possono beneficiare della cosiddetta integrazione al minimo delle pensioni. Si tratta di quei casi in cui l’importo dell’assegno mensile risulti inferiore al minimo di sopravvivenza che stabilisce la Legge. È per tale ragione che in circostanze simili è possibile presentare domanda all’INPS ed ottenere quanto in diritto. Di seguito analizziamo i dettagli e le casistiche per le quali è ammissibile presentare domanda.
Perché alcune pensioni hanno diritto all’integrazione al minimo
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L’integrazione al trattamento minimo per assegni pensionistici molto bassi è una forma di tutela che assicura l’art. 6 della Legge n. 638/1983. Laddove si presentino situazioni in cui i contributi del pensionato non siano sufficienti a raggiungere l’importo minimo della pensione, è possibile presentare istanza integrativa. In questi casi l’INPS riconosce più soldi sugli assegni delle pensioni ed è facile presentare domanda se si possiedono i requisiti. Ciò significa che al pensionato si assicura un aumento dell’importo mensile di pensione fino a raggiungere la quota minima. Nel 2021 l’ammontare del trattamento minimo corrisponde a 515,58 euro per un totale di 13 mensilità. Il pensionato che percepisce una pensione di importo inferiore a tale quota, può inoltrare richiesta di integrazione piena o parziale. Attenzione però a non trascurare il limite di reddito che impone l’INPS.
L’INPS riconosce più soldi sugli assegni delle pensioni ed è facile presentare domanda se si possiedono i requisiti
Chi percepisce una pensione inferiore a 515,58 euro mensili, può fare domanda di integrazione solo se il suo reddito personale non supera i 6.702,54 euro. In questo caso si potrebbe avere diritto ad una integrazione piena. Spetta invece l’integrazione parziale a coloro che hanno redditi personali tra i 6.702,54 euro e 13.405,08 euro. Tali limitazioni sui redditi personali restano invariate sia per i single che per i pensionati sposati.
In quest’ultimo caso si considera anche una soglia limite di cumulo con i redditi del coniuge. La somma di entrambi i redditi non deve superare i 20.107,62 euro per l’integrazione piena ed i 26.810,16 euro per l’integrazione parziale. Attenzione a non dimenticare che non tutti i redditi si calcolano per le soglie che abbiamo indicato. Nell’articolo “I redditi che non fanno perdere il diritto alla pensione minima INPS” abbiamo illustrato l’elenco completo. Ecco quando l’INPS riconosce più soldi sugli assegni delle pensioni ed è facile presentare domanda se si possiedono i requisiti.
Coloro che rientrano nel ventaglio dei possibili beneficiari, devono ricordare che tale trattamento non scatta in maniera automatica. È dunque fondamentale presentare domanda all’INPS tramite portale, oppure con l’ausilio di un CAF o patronato. Ricordiamo che la richiesta di maggiorazione si può inoltrare contestualmente alla domanda di pensione oppure in un momento successivo. Al fine di inviare correttamente la domanda, l’interessato dovrà presentare una dichiarazione che attesti i redditi che percepisce. In genere, la decorrenza del trattamento avviene nel mese successivo a quello di riconoscimento del diritto.
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