La questione rivalutazioni delle pensioni tiene banco e continua a produrre novità su novità. Con la Legge di Bilancio che nel capitolo previdenziale doveva avere pure le nuove indicizzazioni con gli arretrati del conguaglio 2023, si cambia ancora. Ma per i pensionati arriva una gradita sorpresa. Perché questi conguagli a loro favore, non arriveranno nel 2024, ma prima. Infatti pare stia prendendo piede l’ipotesi di liquidare ciò che a tutti gli effetti è un credito per i pensionati italiani, già a novembre. Ma di cosa si tratta?
L’INPS pagherà fino a 200 euro in più le pensioni di novembre, ecco i beneficiari della novità del Governo
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Come ormai tutti sanno, l’aumento delle pensioni di gennaio 2023 è un aumento per così dire “sbagliato”. Non perché ci sono stati errori di calcolo da parte dell’INPS nei confronti dei pensionati. Tutto nasce dal meccanismo di indicizzazione delle pensioni al tasso di inflazione. Una cosa che si ripete ogni anno a gennaio, con ogni Legge di Bilancio che fissa i tassi di rivalutazione delle pensioni e con l’INPS che li applica dopo aver emanato la classica circolare di inizio anno.
Ma come sempre accade, a gennaio di ogni anno non si conosce ancora il tasso di inflazione registrato definitivamente dall’ISTAT, a tal punto che si usa un tasso provvisorio. Ed ecco che quando il tasso definitivo è superiore al tasso previsionale, maturano conguagli a favore dei pensionati. Al contrario, se accade il contrario, anche se è una rarità, una parte dell’indicizzazione i pensionati dovrebbero restituirla, anche se in genere si adotta il sistema di tagliare l’indicizzazione dell’anno successivo. Ecco perchè quindi l’INPS pagherà fino a 200 euro in più a novembre.
Ecco come si applicheranno i conguagli e gli arretrati
Ciò che adesso sembra sia nelle intenzioni del Governo Meloni è di anticipare di qualche mese il conguaglio a favore dei pensionati. Questo è esattamente dello 0,8%, cioè la differenza tra tatto di previsione e tasso definitivo (dal 7,3% all’8,1%). E questo, soprattutto per i pensionati che godono di trattamenti fino a 4 volte il trattamento minimo, cioè più o meno 2.250 euro al mese lordi, significherà prendere tra i 50 (per le pensioni da 563 euro al mese) ai 200 euro una tantum. Il meccanismo che adegua le prestazioni al tasso di inflazione è a scaglioni.
Ed anche per questi conguagli il sistema non varia. Quindi, aumenti del 100% dello 0,8% solo per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo INPS. E poi, 85% per le pensioni fino a 5 volte il trattamento minimo, 53% per quelle fino a 6 volte, 47% per quelle fino ad 8 volte, 37% per quelle fino a 10 volte e 32% per quelle più alte ancora. Significa per esempio, che un pensionato con assegni superiori a 5.600 euro, non prenderà lo 0,8% di conguaglio con arretrati per tutto il 2023, ma prenderà lo 0,256%.
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